sabato, dicembre 20

Scazzeggi di fine anno Beckham Veltroni Zoccole

Beckham sbarca a Milano. Anche nel calcio, il Silvio nazionale non si smentisce. Per lui l'immagine è più importante della qualità. Dopo aver introdotto in parlamento personaggi discutibili nella preparazione iniziale, solo per l'immagine, ora anche nel calcio applica lo stesso principio, derivato dallo spettacolo che è la sua unica materia espressiva. Va a spendere una cifra rimasta oscura per avere in prestito un giocatore in caduta libera, che offre solo l'immagine ed il suo seguito di eccessi, a incominciare dalla moglie anoressica per noia e dalla conduzione di vita sopra la linea del futile. Ma il calcio è una cosa seria, non è politica, lì contano i fatti e neanche i consulenti ai piedi gli può mettere come ha fatto con i suoi ministri-bambini, i tifosi sono più esigenti degli elettori. Più che altro i due serviranno ad aumentare le tirature dei giornalini di gossip, con privilegio di prima mano del settimanale padronale guidato da Signorini. Daranno un po' di ossigeno all'ascolto dei programmi di Mediastasi con ospitate regali a titolo gratuito o interviste pereg(r)hine. E dopo aver esautorato la gallinella dalle uova d'oro, dato che nel calcio chi perde se ne va, gli daranno il ben servito, esattamente alla fine della stagione televisiva.

Veltroni ha tuonato pacatamente sulle dirigenze del partito democratico, il ricambio ai posti di comando deve essere più frequente in modo da evitare collusioni e favoritismi di reggenza. A quel punto una persona munita di senso logico avrebbe pensato: Allora adesso si ritira, per far posto ad un altro. Ed invece cosa dice: "... e per ciò, datemi più potere!!!". Una gran dote di coerenza. Ma si sa, la politica non è come il calcio, chi perde non se ne va, si rimette in coda ad aspettare il turno, basta avere perseveranza e quella a loro non manca; perché tanto l'elettore o si mangia questa minestra o si butta dalla finestra.

Il termine "zoccola", per chi non lo sapesse, non è di origine napoletana, dove per altro viene usato, come si sa, anche per identificare i ratti che abitano le fogne, ma romana. Indicava le donne in penitenza, in Alto Medioevo sino al Rinascimento inoltrato, che portavano ciabatte di legno, gli zoccoli. Non erano però delle Maddalene pentite, piuttosto fanatiche religiose, per le quali ogni banale azione era pretesto per far atto di costrizione, come l'auto-fustigazione delle suore. Quest'ultima pratica generava dipendenza dai connotati masochistici, in quanto era sostitutiva dell'atto sessuale. L'arnese che serviva per infierire sul proprio corpo, assumeva simbolicamente il ruolo dell'organo maschile, il flagello, ma anche il cilicio, che penetravano le carni come il fallo; queste donne, nel chiuso delle loro celle monacali, durante la flagellazione, potevano arrivare anche all'orgasmo. Se poi la pratica veniva svolta in due, si avevano comportamenti sado-masochisti. La fustigazione, diventava nello stesso tempo punizione e peccato, e mai poteva trovare termine.

mercoledì, dicembre 17

Dal "Diario di un essere perenne" 5





Io non ricordavo più il nome di quella chiesa, erano passati tanti anni da quando la visitai l’unica volta. Da fuori era rimasta la stessa, come me. Nessun segno di invecchiamento sui mattoncini che rivestivano la facciata sin da terra, senza basamento. La parete aveva una leggera inclinazione all’indietro con la statua della Madonna sporgente da una nicchia al centro, ero rimasto incuriosito da questo pavimento all’insù che invogliava alla scalata. Anche ora avevo lo stesso istinto e, poco prima di entrare, mi misi sotto sotto come feci allora, per sfidare la gravità.
All’interno, nell’unica navata, si percepiva l’odoro di antico e di vecchio. Poche decorazioni, le statue erano le stesse, ben lucidate, pulita asettica. Quella volta era estate e vi trovai refrigerio, le pareti erano state imbiancate da poco, illuminata e fresca. Ora mi proteggeva dal freddo portentoso di un inverno anticipato e le pareti erano di un rosa scolorito. A destra del presbiterio c’era una cappelletta rivestita di legno scuro, dal soffitto basso ed una trifora gotica con i vetri colorati. La luce che filtrava, multicolore, dava un effetto benefico, ed ancora lo provavo; in quella lontana estate torrida lì dentro sembrava una sauna, ne uscii subito, ed anche ora feci lo stesso, come se il ricordo mi condizionasse i sensi. Mi avvicinai al leggio, come allora. Ed io, ero lo stesso di ora? la condizione di essere perenne frastornava i miei pensieri, ogni volta che volevo distinguere il prima e il dopo. Per me tutto doveva restare immutato, eppure la vita degli altri, la loro esistenza esigeva cambiamenti; spostarsi, andare avanti, realizzarsi, vivere vivere viene pagato con la vecchiaia e la morte, è dovuto. Per me niente vecchiaia, niente morte e niente vita, amore vita morte, nulla, una condizione perenne della stabilità del nulla.
Meditavo su queste cose, in piedi avanti l’altare quando sentii dei passi ed un leggero colpo di tosse, qualcuno era appena entrato. Non mi voltai subito, c’eravamo solo noi, io e questa persona che doveva essere una donna matura; infatti, mi spostai appena, come per osservare i finestroni laterali, e la vidi. Era già avanzata parecchio e si trovava poco più a destra di me. Alzando la testa ci incrociammo in uno sguardo furtivo. Io conoscevo quella donna. La lunga esperienza sulle trasformazioni dei luoghi e delle cose aveva allenato la mia mente, riuscivo a decifrare quello che i segni del tempo mutano. Lei sì, io la conoscevo, lei era stata la causa della mia prima visita, ora non potevo crederci. Era lei, trenta anni dopo. Anche lei, certo, era rimasta per un momento a bocca aperta con un’espressione sbalordita; ma subito si era ricomposta e indirizzato lo sguardo al dipinto della Madonna nell’abside quadrato. La osservai di nuovo, la donna che avevo amato e lasciato senza una comprensibile ragione ai mortali. Ecco perché mi porto un fardello di ferite mai rimarginate, dolore su dolore, passione su passione, inconclusa vita inconclusi mali, io non supero i dolori, li accumulo, perché la memoria si conserva fissa, ripeto le stesse angosce e se ne aggiunge altra, il prezzo delle mie conoscenze. Aveva impercettibili scatti, che denotavano un leggero nervosismo, una vaga impazienza. Io sapevo, io so tutto, di quello che pensa la gente, del misconoscibile che miete vittime del dubbio sul razionale; pensava che non potessi essere io, era impossibile, irrazionale, eppure ero lì, davanti a lei, forse un fantasma. Non riuscivo a tenere gli occhi lontano, sentiva il mio sguardo. Non se ne andava, stava cercando indizi, ed il modo in cui la osservavo poteva essere una prova, piccola prova. Perché sono condannato a leggere i pensieri degli uomini? Perché non devo godere dell’ignoranza dei nuovi nati? Perché non posso meravigliarmi di una nuova alba e dei colori dell’arcobaleno? Perché non posso amare come un semplice mortale, come ogni animale, dalla vita breve come una libellula, il tempo di amare e morire, solo questo esige l’esistenza naturale. Perdermi anch’io nella vaghezza delle cose, nei profumi, nelle scoperte, del continuo consumarsi sino alla fine… Almeno il cuore, almeno quello mi era stato risparmiato, batteva ancora, e rimbombò nella aula quando lei si girò puntandomi gli occhi tagliati, i suoi occhi dove un tempo mi ero perso.
Aspettava che io parlassi, che le spiegassi o almeno che mi scontrassi; dal tono avrebbe forse capito. Dipendeva da me, ed io non parlai, la guardavo semplicemente, assorbivo con gli occhi la sua figura, inspiravo con gli occhi la sua immagine, come aria vitale per i polmoni. Rimanemmo lì a fissarci per un tempo indeterminato, avrei voluto che lei capisse, non potevo parlare, non potevo spiegare, è incomprensibile, in questa Terra così fragile e umana, io non dovevo esistere, già per lei. Il dolce sorriso, apparve finalmente, lo stesso che ricordavo, come l’avrei voluta riprendere tra le mie braccia. Impossibile. Abbassò la testa, poteva mai saperne più di me? Le donne hanno una capacità di capire oltre le parole, sanno leggere i silenzi e con il silenzio sanno parlare. Mai una parola di troppo, magari qualche parola di meno, e poi tutto sta alla bravura dell’uomo, nel decifrare il linguaggio nascosto. E stavolta era difficile. Ma i suoi occhi luminosi mi venivano in soccorso e dicevano: “va bene, non temere…” Al sorriso risposi con un consenso. Le uscì una voce lieve e flebile: “Sei tu…?!”. Quell’afflato le consumò tutto il respiro. Si appoggiò alla balaustra di legno. “Signora…”, porsi le braccia nell’atto di sostenerla. “La stessa voce!”, era un’altra prova. Respirò profondamente, quasi per rinsavire. “Non può essere, non è la persona che…”. “Certo, io non potrei essere la persona che…”. Mi scrutò con occhi severi, la mia voce e le mie parole sapevano di beffa. “A meno che lei non sia un fantasma…”. “No, un fantasma no, io sono semplicemente una persona, un uomo qualunque”. Seguì silenzio, avanzò lentamente in direzione dell’uscita, la seguivo reggendole delicatamente il braccio. “Tanti anni fa conobbi una persona, come dice lei… qualunque, somigliava a lei”, puntò di nuovo su di me, “mi dica, la verità, ci siamo conosciuti?”
“Non saprei, così… direi di no, ma mentirei, forse ci siamo incontrati, non posso esserne sicuro… forse molti anni fa”. Si fermò, sentii le sue dita nervose stringersi sul mio polso: “Molti anni? Quanti anni?”. “Oh no, dico per dire, anni… alcuni, quegli anni sufficienti perché io non la ricordi più”. Scosse la testa, avanzò allentando la presa: “Perché io dovrei ricordarla e lei no? lei è più giovane, dovrebbe avere una memoria più fresca”, e dopo una esitazione, “... perché tu… sei più giovane!?”
“Gentile signora, io non ricordo il suo nome, non ricordo… ciò non mi giustifica, per questo non merito la sua memoria, io merito l’oblio”. “Oh Signore divino! Allora sei veramente tu…”, barcollò. “Siedi, siediti qui”, le accostai la seggiola del banchetto delle offerte. Mi porse una carezza, emozionata: “Come può essere, come…” In quel momento entrò un signore, la vide, subito accorse chiamandola. “Cosa è successo?”. Lei mise una mano avanti per fargli capire di non preoccuparsi. “La signora ha avuto solo un giramento di testa, penso che sia nulla”. “Nulla”, ripeté lei. Mi scostai, lasciando spazio all’uomo che subito si prodigò. Indietreggiai lentamente. Lei non staccava gli occhi su di me. “Ti porto all’ospedale?”, disse. “Lui è premuroso.” Sorrisi: “Ah, anch’io ero premuroso…”. “Sì, lo eri…”. “Cara, lo conosci?” Avevo guadagnato l’uscita. “Chi?” “Quello!”, l’uomo alzò la testa ma non vide che una porta sventagliare pigramente sui suoi cardini. “Se n’è andato!” “No, era un sogno, ora sono desta ed è sparito…”.

domenica, dicembre 14

Regolamentazione internet



Silvio e i buoni propositi
Qualche tempo fa il fedele Fedele andò da Silvio e lo mise a corrente di un fatto: "A gliutube ci
fanno andare gli spezzoni delle nostre rinomate trasmissioni, tanti ragazzi cialtroni e teppistelli
che non hanno voglia di lavura' si divertono a far girare il frutto sudato del nostro lavoro
intellettuale senza pagarci i diritti; le uscite di capezzolo della Varone, le scosciate della Gregoraci, gli altissimi pensieri dei nostri opinionisti, le ilari battute del nostro miglior comico, l'Emilio, tutto materiale di alta qualità, prodotto di anni e anni di studio, senza pagare un centesimo di cent. A questi qua gliela dobbiamo far pagare, mai si è visto che mediasettette abbia dato qualcosa gratisse senza ricevere una controparte. Già gli onorevoli avvocati cosanostra hanno spedito un'ingiunzione di pagamento ai proprietari di gliutube, almeno 500 milioni di euro di risarcimento, il minimo. E di tutta risposta questi ci hanno riso in faccia sull'intimo e hanno detto che internette è libero e queste cazzate noi di mediasette ce le possiamo permettere di fare solo in Italia. Poi hanno telefonato per chiarire: "Volete 500milioni di euro? eccoli!! PPRRRRRRRRRRR!"...che ancora mi vibra dentro l'orecchio. Tu, Silvio, in qualità di Presidente del Consiglio di Italia(uno) devi far qualcosa. Fuori dall'Italia non possimo muoverci, questi hanno ragione. Ma visto che sarai il presidente di turno del G8, proponi delle restrizioni in campo mondiale con diritti di autore, proprietà intellettuali, così a questi stronzi di gliutube gli facciamo il culo a stelle e strisce e a tutti i brufolosi ragazzotti in fregola che fanno girare di contrabbando le immagini degli accoppiamenti dementi del GF, delle fabiani, marcuzzi, canalis smutandate e di tutto il nostro puttanaio, ci facciamo pagare le marchette dai genitori".
Il Silvio dopo aver sentito attentamente il Confa: "Tu lo sai, mi conosci da quando portavamo i
calzoni corti, sono un uomo onesto, seguo dei 10 comandamenti. Farò quello che mi chiedi, al G8
proporrò la regolamentazione di Internet ma per opposti motivi ai tuoi. Anche se agli Italiani non
gliene può fregare una mazza, io mi devo pulire la coscienza. Non è giusto che molti dei nostri
programmi demenziali quali il TGCOM, Studio Aperto, il TG4 con i suoi approfondimenti, e
programmi più seri come Striscia la notizia, Paperissima risattissima cazzatissima, e il
100percento di tutti i pomeridiani, escluse le pubblicità che sono la cosa più seria, attingano filmati a piene mani da Internet, da Youtube, senza che paghiamo un centesimo di dollaro. È peccato: è scritto non rubare e noi rubiamo parecchio da internet senza pagarne i diritti. È giusto che paghiamo e per far questo al G8 esporrò la nostra bozza, così risarciremo tutti i proprietari dei siti di tutto il mondo da dove abbiamo prelevato indebitamente i filmati a scopo di lucro, perché li abbiamo fatti girare in pubblico mettendoci ai lati le pubblicità con le quali mi compro il carburante dell'elicottero. Tutti li dobbiamo risarcire, anche i privati dei filmati amatoriali che vengono dal Giappone, anche lo scarafaggio che combatte con il verme, anche l'asino che si inchiappetta il bovaro, anche il cane che piscia sulla torta di compleanno del cinese, tutti risarciamo".
"Anche l'eschimese che scappa sui ghiacci inseguito dall'orsa in calore?"
"Anche!"
Il Confa scioccato: "Silvio non ti riconosco più, sei impazzito?"
Il Silvio: "Ah ah ah ah ci sei cascato, col cazzo che pago. Hai detto 500, dopo il G8 chiederemo
almeno il doppio ah ah ah. Internet libero? ah ah ah Ora faccio preparare una bella bozza ai nostri esperti legali in comunicazione e diritti di proprietà, a nostro vantaggio, con la clausola che se a prelevare il materiale sono i massmediaset non c'è reversibilità. La regola vale solo al contrario. Bravo Confa, questi sono i veri problemi che mi devi esporre sennò che cacchio sto a
fare il Presidente del Consiglio? per risolvere i problemi degli Italiani? ah ah ah, sono comico
vero? Ah ah ah".

ps
per l'uso dell'immagine e voce del Nostro, prelevata da Youtube senza pagare, sono a disposizione del legittimo proprietario della faccia di cui sopra. Se dovesse capitarmi, mi farò carico di lanciargli due o tre monetine da un euro per i diritti d'autore.

giovedì, dicembre 11