venerdì, giugno 29

I suoni di tromba

Ebbene sì, li sento. I suoni di tromba dei gabbiani, quando bisticciano, di ritorno da una estenuante giornata di pattugliamento della costa; si vanno ad appollaiare dove solo loro sanno, lontano da occhi umani. Tetti, terrazzi, non di condomini, di uffici, alberghi, ospedali, caserme dove non ci va mai nessuno. Qualche volta imponenti solitari gabbiani reali, lambiscono le travi del terrazzo ed emettono un grido acuto per marcare la  presenza. Anni fa qualcuno aveva l'abitudine di gettare molliche di pane dal balcone, i gabbiani, quelli piccoli dal capo nero, lo avevano appreso. Piombavano a decine, a formare un petulante  circo volante, un giro una possibilità; la loro bravura era anche quella di andare a recuperare le molliche in picchiata.
Alle porte dell'inverno, all'alba l'inquietante gracchiare di bande di corvi di passaggio, fanno raduno sulle antenne, decidono il da farsi prima di andare a compiere  malefatte. Anche qualche coppia di gazze, dall'elegante coda bianca. Una volta  una coppia di pappagalli, in migrazione misteriosa, stazionò due giorni appollaiato sulle antenne. Una coppia di merli, arrivava e rovistava sui vasi, sbatacchiando il terriccio. Un visitatore abitudinario, lo "zoppetto", un passerotto con una zampetta con le dita chiuse a pugno, con una grande esperienza di vita, forse ha meno timore perché vi ritrova spesso i gialletti che prendono aria, è come se li andasse a salutare, o perché becchetta i semi caduti fuori.

sabato, giugno 9

Il dialogo di un essere perenne con la morte

No, io non l'accetto. Mi si potrà dire quello che si vuole, ma per me la morte è una sconfitta dell'uomo. Non è necessaria, se ne potrebbe fare a meno,  nessuno la rimpiangerebbe. In questi due secoli abbiamo vinto delle battaglie, la tubercolosi, il vaiolo, la sifilide, la lebbra, il colera. La vittoria finale è  sua.
Voi umani, mortali a tempo, l'accettate con rassegnazione, io che sono un essere perenne non mi rassegno, non mi rasssegno all'idea che quelli intorno a me debbano continuamente lasciarmi, tutti.
In 1300 anni della mia esistenza, mi sono visto sfilare le vite delle persone più care. Non mi sono chiesto, perché non io, ma perché loro no.

La Morte, con il suo passo lento e silenzioso, si accostò all'essere perenne: "Possiamo discuterne, se vuoi."

Giò si era incontrato con Lei quattro volte. La prima volta, incuriosita dai suoi primi 150 anni, gli aveva chiesto perché non espiasse la vitacome tutti gli esseri viventi. Lui non aveva saputo trovare spiegazione. La seconda volta, ai 400 anni, fu Lei stessa a dargliela. Gli disse che tutti gli uomini ad un certo punto sentono il bisogno di pregare; sperare nella fine dei propri mali, il senso del pregare, con o senza un Dio. Lui non sentiva questa necessità, per sé; ma nel corso della sua lunga esistenza, era stato tentato dal farlo, per gli altri, coloro che lui aveva amato. E aveva pregato la speranza. La Morte non attese la speranza. "Tu non hai paura di me, nessuno deve averne, io sono quello che sono" "Morte, tu vieni qui a lusingarmi, non me ne faccio nulla dei tuoi complimenti. Non è che non voglio venirti incontro, è che non ne sento la necessità. Tu dammi una prova concreta che sei utile agli uomini."

"In un piccolo paese c'è un piccolo cinema. Se gli spettatori non lasciassero la sala, non permetterebbero agli altri compaesani di vedere il film. Io sono la Morte per gli esseri già nati ma sono la Vita per quelli che devono ancora nascere. Se nessuno morisse, la Terra diventerebbe un luogo inospitale e la specie umana ben presto si estinguerebbe. Non dico di essere indispensabile, ma ora lo sono. Forse un giorno, gli uomini allargheranno i loro orizzonti, e quel giorno io non sarò più necessaria per salvaguardare le vite che sono al di là da venire."

"Ed io?"

"Tu solo, sei il caos. Curo la mia eccezione, come una pianta rara. No, non dovevi nascere.

"Non è colpa mia"

"Non vorresti riparare all'errore?"

"No!"

"Non vorresti avere uno scopo nella vita?"

"In che senso?"

"Nel senso che ora la tua vita non ha una meta da raggiungere. Sei un essere che non sogna. Io Morte offro agli uomini di darsi una ragione di esistenza.Sapendo di avere un tempo definito, si danno da fare per realizzare i loro sogni. Tu no, sei abulico; il tuo cronometro è rotto e non ti costringe a muoverti. Sei immobile nell'Universo."

"Nulla ha un senso, se si deve morire"

"È il contrario"



lunedì, giugno 4

Turisti a Campo de' Fiori

Passavo per Campo de' Fiori, gremita di turisti e ragazzi da happy hour, C'era una famigliola,
padre madre e figlia, che sembrava appena uscita da un quadro di Botero. Stavano seduti sulle gradinate della statua dell'eretico domenicano e mangiavano pizza a piene fauci. Erano forse cresciuti a würstel e crauti, forse a  salmone patate e barilotti di birra, a litri di minestrone di strutto, a torte di grassi saturi, occidentali ma non italiani, belli in carne e ciccia con i guanciotti rossi.
Ad un certo punto la mia attenzione è attirata da un fatto, al padre scivola la pizza di mano. Nella caduta si spezza in due, un pezzo dei quali si spiaccica  a terra capovolto. "Peccato", penso, e peccato doveva pensare lo sfortunato signore. Sarebbe inutile elencare che cosa riserva il lastrico cittadino, e prima che mi inoltri nelle percentuali è opportuno ricordarlo. Punto critico vicino i gradini: urina di cane, sputi catarrosi, cenere di sigarette, sporco di origine incerta spalmato da miliardi di suole di  scarpe, colibatteri fecali, virus, particelle di residui organici di vecchie siringhe sparate in notturni sballi tossici, benzine paraffine e  altri olii, sostanze secche di decomposizione di cibi... e tanta tanta merda...
Le opzioni erano tre, in queste percentuali:
99.8 % - Li prende e getta  in un cestino.
0.18 % - Prende solo il pezzo non capovolto, lo scrosta e lo mangia.
0.02 % - Prende tutti e due i pezzi e li mangia.

Sguardo vagamente contrariato,  ma solo perché deve sollevare il suo quintale e oltre per raggiungere la pizza.
La moglie intanto è concentrata a strafogare la sua di pizza, totalmente "assente" della sventura del consorte.
Lui scende il gradino, prende i due pezzi di pizza, ritorna a sedersi e... se li ingurgiuta indifferentemente!



domenica, giugno 3

Esistono verità nascoste

Esistono verità nascoste che gli uomini non sanno che farne.
A cosa serve sapere che esistono altre vite nell'Universo?
A cosa serve sapere che la vita sulla Terra è nata dal caso?
A cosa serve sapere che la morte è la fine di tutto e che non c'è un aldilà e un dio che ci attende?
A cosa serve sapere che l'istinto dell'uomo, e il perseguire della storia dell'umanità, è combattere
la morte con l'intento ultimo di vincerla per sempre?  con buona pace delle delizie dell'harem  di Allah.
A cosa serve sapere che il nostro universo è solo uno degli infiniti universi che si ripetono in frattali irregolari
dall'infinitamente grande all'infinitesimamente piccolo?
A cosa serve sapere che alcuni politici di lungo corso si sono sempre interessati ai beni personali più che a
quelli pubblici? Lo si sapeva prima e lo si sa ora, e nonostante ciò gli  elettori continueranno a votarli,
 grande è l'ottusità umana.
A cosa serve sapere che l'amore non è un misterioso sentimento spontaneo, ma si regola, come tutto, sul dare e avere?
A cosa serve sapere più del necessario? gli animali nascono e muoiono, come gli uomini, e non
sanno che farsene delle verità, tanto la vita non cambia per nessuno e neanche la morte; gli uomini,
tengono queste verità nascoste, che sono già svelate dentro di noi,  preferendo far finta di non sapere, come animali,
perchè tanto non serve...