.. che non sono io.
Il barbiere
Il primo rapporto conflittuale con il barbiere, fu a dieci anni. Il padre lo indirizzò al barbiere che stava incominciando a frequentare. Nel locale non c'era nessun cliente, solo un amico sfaccendato.
Come al solito L chiese taglio senza shampo, la madre glieli faceva prim lavarare a casa, per risparmiare. Un po' sbuffando, il barbiere, che aveva una trentina di anni e una folta capigliatura corvina, incominciò a sforbiciare. L'amico, suo coetaneo, tanto per passare l' inutile tempo, attaccò dicendo: "Questo i capelli non se li lava?". Il barbiere, con grande stile: "Eh che ne so?! Si piscierà in testa!". LC che era appena un ragazzino, non reagì, aveva promesso alla madre di tagliarsi i capelli, restò in silenzio. Pagò e non tornò più. Anzi tornò, dopo trent'anni, per curiostà. Il barbiere che non si chiamava più barbiere ma acconciatore per uomo, aveva il viso appesantito, i capelli bianchi, seduto con lo sguardo stanco fisso al pavimento, l'arredo era rimasto lo stesso, la clientela anche, neanche l'amico cojone c'era più. Il barbiere si alzò, servilmente lo fece accomodare,. "Cosa facciamo?" " Shampo e capelli", i capelli si dovevano lavare e far rimanere umidi per avere un buon taglio; da piccolo non lo sapeva, e poi come li tagli tagli a quell'età, senza pretese... Da quando aveva preso coscienza di essere adulto, si era sempre fatto il taglio dopo lo shampo. In silenzio, il barbiere fece il lavoro, concluso il quale L pagò e non tornò mai più.
Il barbiere di Siviglia si appoggiava al negozio del padre, dopo l'orario di chiusura, con la serranda semiabbassata. Il suo l avoro di contrabbando non gli consentiva di esagerare con le tariffe. Essendo un amico dell'amico del fratello, si concedeva la libertà di fare il dispensatore di consigli e fondamentalmente chiedere i cazzi altrui. Ecco perché L gli aveva dato quel soprannome. Ma non fu questo il motivo per cui lo abbandonò; è che un giorno, raddoppiò i prezzi, e siccome continuava a lavorare in nero...
A Roma trovò un barbiere, che il t ermine barbiere era anche troppo largo, vicino il Vaticano. Il locale era arrivato ai nostri giorni direttamente dagli anni Sessanta, se ne cadeva a pezzi, scarno, semibuio, povero. Ci andò diverse volte, era soddisfatto del taglio di capelli. Ma all'ennesimo lavaggio nel lavandino con la doccetta, ritenne che era giunto il tempo di tornare ai giorni nostri.
Fu la volta dei fratelli Ten Ten, li aveva iniziati a chiamare così perché si somigliavano e l avoravano in simbiosi, mentre uno tagliava l'altro si sedeva vicino e guardava. Poi scoprì che non solo non erano fratelli ma neanche gemelli (di lavoro), perché uno era il padrone mastro e l'altro l' aiutante muto. Così restò solo un Ten a detenere lo scettro di barbiere ufficiale. Per un periodo andò bene, quando il titolare era assente l'aiutante se la cavava egregiamente e poi gli piaceva perché non parlava. Il capo invece era piuttosto logorroico, euforico perché si era appena sposato, ma sopportabile. Finché un giorno mentre sforbiciava vivacemente alla coda dei capelli, con il suo fidato sottoTen che gli faceva da spalla, si fermò di botto e dopo alcuni secondi di silenzio, rivolto a lui: "Guarda, qua! Uno più lungo e uno più corto". Qualche giorno prima L. si era tagliato una ciocca posteriore che gli toccava colletto. Ten non aggiunse altro ma fu sufficiente per decretarne la fine.
Si ricordò così di un negozio, in una strada secondaria, l'aveva attratto la luce soffusa, tipo night-club, infatti all'inizio gli era sembrato una vineria. C'era solo una scritta nella vetrina, Simeon; che fosse un coiffeur bisognava dedurlo o dilatare le pupille per vedere attraverso la semioscurità. Si presentò speranzoso all'orario di apertura. Simeon arrivò dopo mezz'ora, era nervoso per lungaggini burocratiche, causa del suo ritardo. Poco male. Durante il taglio, L fece i complimenti per l'originalità delle luci, praticamente la loro assenza. La conversazione discreta non dispiaceva ad L, sino a quando Simeon se ne uscì con un "Stai facendo qualcosa per i tuoi capelli?". In quel preciso istante L lo depennò dalla lista dei barbieri. L aveva tutti i capelli, magari qualche zona un po' rada, ma inezie. Che un barbiere con la stessa acconciatura di Bisio volesse dare a lui un consiglio di come fermare la caduta dei capelli, non era confortante. Tutti i barbieri del mondo sanno che non esistono rimedi, altrimenti sarebbero i primi a salvaguardare la loro materia di lavoro. L non seppe mai se Simeon avesse qualche contratto con rivenditori di prodotti per il trattamento del bulbo pilifero, perché, ovviamente, non mise più piede nel suo locale.