mercoledì, ottobre 8
I caratteristi
I giovani e ormai non più giovani attori italiani usciti dal Centro sperimentale
di cinematografia*, non possono essere discussi per tecnica
recitativa, perché hanno un metodo collaudato, ma rispetto ad i grandi
attori della commedia all'italiana, sono privi di un 'carattere'. Cos'è un
carattere in un attore? È ciò che lo contraddistingue dagli altri attori, ciò
che lo caratterizza anche fuori dagli schermi.
C'è una figura nel cinema italiano, ormai in via di estinzione: il
caratterista. Egli era la maschera fissa, quasi statica, l'esagerazione,
l'esasperazione dei caratteri che invece i grandi attori riuscivano a
recitare con equilibrata maestria, grazie alla straordinaria mimica facciale:
Sordi, Gassman, Tognazzi, Manfredi, Mastroianni... I registi italiani che
venivano dalla scuola del neorealismo, amavano particolarmente i
caratteristi, scoperti direttamente dalla strada. La particolarità del
caratterista era non tanto e non solo nel carattere da macchietta, ma
nell'aspetto particolare, nel gesto insolito, nello sberleffo, che
acchiappava la risata con la sola presenza, o anche la rappresentazione
corporea degli stati d'animo buoni o cattivi.
Oggi, i caratteristi "storici",scoperti dai grandi maestri, ci restano nelle
pellicole. I film dei 'giovani' registi italiani sono ormai privi dei caratteristi,
perché si tende al bello, tutto deve apparire bello, dall'attore all'attrice,
all'ultima comparsa. In fondo la critica di Tarantino, amante del cinema
trash italiano, dove i caratteristi diedero il meglio, non è molto lontana dal
vero. Oltre la storia, la noia ci prende perché il perfettismo appare quasi
irreale.
Bombolo, fu scoperto da Bruno Corbucci, faceva il venditore ambulante
a Campo de' Fiori. Il regista dovette insistere parecchio per farlo entrare
nel mondo del cinema. Un romanaccio dagli occhi azzurri, grassoccio,
con una faccia di gomma e forse un po' scurrile. Ma con i tempi
comici perfettamente accordati, innati e naturali. La parolaccia, per fare
effetto, non può essere detta così a casaccio, ma al momento giusto. E
questa pratica, per un uomo che vive e lavora per strada a contatto con
altri uomini che lo vogliono coijonare, è pane quotidiano. Bombolo,
Franco Lechner, sortì come caratterista, ma ben presto si ritagliò uno
spazio sempre più ampio, sino ad assumere ruoli di coprotagonista e di
pedina fondamentale per far decollare film, altrimenti inguardabili. Entrò a
far parte del gruppo del Bagaglino, dove molti altri caratteristi hanno avuto
la fortuna di diventare attori "pieni", come non era riuscito ad altri. Il
gruppo del Bagaglino, oltre a girare film dalla fine degli anni 70, verso la
seconda metà degli anni Ottanta, incominciò a fare spettacoli di satira
politica nel teatro, che era il loro luogo deputato. Bombolo, con Pippo
Franco e Oreste Lionello era uno dei punti cardine della messinscena.
Ancora non veniva registrato per la televisione, ma già allora, la satira
girava intorno alle maschere dei politici, nella loro imitazione, travestimento e
parodia. A Bombolo venne dato di impersonare Craxi, e per quelli
che hanno avuto la fortuna di vederlo, risultava irresistibile. Se non fosse
venuto a mancare prematuramente (1987) lo avremmo ritrovato in quei
panni, anche nelle edizioni per il piccolo schermo, la prima proprio nel 1987, a fianco degli attori 'storici' del Bagaglino.
*Sembrerebbe un paradosso, ma la scuola di cinematografia distrugge le doti naturali, il talento ed il carattere personale, le potenzialità dell' originalità di un attore. Quando si esce dalle scuole si recita come gli insegnanti. Ed essendo ormai il cinema un sistema razionale, se non hai studiato regia o recitazione con un diploma, non ti presenti da nessuna parte per fare qualcosa di serio, a meno che non ti sistemi dopo un GF in qualche soporifera serie soap tv, ma sempre con il dovere di 'studiare' per assicurarti un minimo di futuro. La piattezza nel Cinema di qualità è una piaga irreversibile. Oggi uno come Alberto Sordi non sarebbe mai uscito fuori, liberamente, senza un pezzo di carta, e con un pezzo di carta non sarebbe mai stato Sordi.
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4 commenti:
Caro, quanto ti adoro.
Il tuo savoir faire ti rende lungi dallo scrivere la verità, ma la sottintende in modo magistrale.
Mannaggia, Fabio, mannaggia...
Franco Lechner, Franco, no Andrea !
Ma tutto io te devo da dì...
Per il resto, magistrale disamina.
I tempi cambiano, a volte in meglio, a volte in peggio.
Per il cinema ci siamo decisamente persi qualcosa per strada, concordo.
Oh, scusa Albert, errore madornale, chissà che avevo in mente?? rimedio subito!!
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