Chi nasceva o cresceva durante il Ventennio, poco capiva
dell'alternativa al Fascismo, cioé la democrazia, non avendo vissuto gli
ideali progressisti. Solo i "vecchi" sapevano, i coetanei dei caporioni
del regime. Il partito fascista puntava sui giovani, ripudiava tutto
quello che era "vecchio". I giovani dovevano rottamare il passato,
distruggere tutto per creare il nuovo. Velocità, velocità, rinnovamento,
alzavano la bandiera del Futurismo, il nuovo che avanza. Ma il nuovo
era l'ignoranza, distruggere il vecchio era la distruzione della
memoria, dei testimoni consapevoli della storpiatura fascista; i giovani non
dovevano sapere, la loro tabula doveva essere rasa, dovevano conoscere
solo gli insegnamenti di regime . Dalla cancellazione della memoria alla cancellazione fisica degli uomini, non c'era differenza, da Matteotti a Gramsci.
Il "simpatico" Renzi, cresciuto all'ombra del ventennio televisivo berlusconiano, usa lo stesso linguaggio
politico degli avi fascisti (dimostrandosi in verità più vecchio dei vecchi). Rottamazione, nuovo che avanza,
giovani al potere... come se i giovani fossero garanzia di democrazia.
La democrazia la possono dare i saggi, gli antichi esempi, i vecchi con
l'esperienza degli anni, ma anche giovani con una poderosa cultura alle spalle. Ma Renzi si è cibato della cultura berlusconiana e non è andato oltre una ruota della fortuna e un talk show e una Boschi non arriva all'altezza di un giovane Gobetti nonostante l'aiutino del tacco 12. La democrazia in Italia si è
retta su quei vecchi che avevano conosciuto il fascismo. Oggi la memoria
langue e i renziani con a capo il loro giovane assetato di potere,
seguono la strada della dittaura 3.0, senza rendersene conto, perché il
nuovo che avanza non ammette di guardare indietro, di conoscere la
storia, i corsi e i ricorsi, di fare uso dell'esperienza degli anni che
non hanno o di consigliarsi con chi ne sa di più, tanta è la loro brama di cancellare.
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