Da Ernesto Rossi "Il manganello e l'aspersorio" -
Interventi della Provvidenza
Il 31 ottobre (1926), a Bologna, mentre Mussolini procedeva in macchina tra due ali di popolo plaudente, un colpo di pistola gli lacerò la giacca. Il presunto colpevole, Anteo Zamboni, un giovane neppure sedicenne, fu linciato sul posto dai fascisti.
Appena fu diffusa la notizia dell'attentato, il presidente dell'Azione Cattolica, comm. Colombo, si affrettò a inviare a Mussolini il seguente telegramma:
"Interprete sentimenti cattolici italiani organizzati prego V. E. gradire espressione vivo gaudio di quanti servono ideale cristiano nelle file Azione Cattolica per essere E. V. provvidenzialmente scampato rinnovato tentativo omicida. Cattolici tutti elevano fervide preghiere affinché l'Altissimo placando gli odii e sempre meglio avviando gli animi alla pratica della legge di Cristo assicuri alla Nazione italiana il meritato benessere spirituale e materiale".
In tutte le chiese italiane furono celebrati Te deum di ringraziamento. Prima di intonare questa preghiera il card. Ascalesi, così parlò ai suoi napoletani:
"L'atto insensato nuovamente compiuto ai danni del Primo Ministro d'Italia, se da un lato desta raccapriccio, dall'altro ci costringe ad assurgere a considerazioni alte e consolanti. Per la quarta volta la Provvidenza ha salvato la sua vita. Quindi vi è qualche destino che per lui deve compiersi, per il bene della nostra Italia e forse del mondo intero. È conscio Egli di questa alta missione? Il disprezzo del pericolo, la serenità del suo spirito, la imperturbabile fermezza con cui svolge il suo programma di restaurazione, lo dimostrano ad evidenza. Dovere nostro, di fronte a tali considerazioni, è di cooperare affinché l'opera della Provvidenza venga compiuta".
Dopo la cronaca dell'attentato (in cui non dedicò neppure una riga per deplorare il linciaggio, che il giornale di Mussolini aveva definito - la forma più salutare di vendetta -). L'Osservatore Romano del 2 novembre si associò calorosamente ai sentimentio già espressi dal Santo Padre e dall'episcopato italiano, - come alla universale esecrazione per l'insano delitto, così alla viva e lieta riconoscenza verso la Divina Bontà che aveva provveduto a renderlo vano - :
"Il popolo vi ha scorto la mano del cielo e ha reso unanime grazie al Signore. Dolorosamente commossi da tanto ostinato furore delittuoso noi pensiamo che soltanto spitiri ottenebrati dall'odio settario, sino alla follia, non sappiano scorgere come, soprattutto in questi momenti tanto gravi e difficoltosi per il Paese, l'attentato alla vita di chi ne regge le sorti, colpirebbe, oltre la sua persona, tutto il popolo italiano, che sarebbe posto d'improvviso di fronte a paurose incognite"
L'attentato Zamboni servì a Mussolini per sbaragliare gli ultimi avversari con una nuova ondata di terrotismo e per dare una apparenza di giustificazione alle leggi eccezionali, che eliminarono tutte le garanzie alle libertà dei cittadini, riconosciute nello statuto albertino. Il Consiglio dei ministri del 5 novembre approvò la istituzione del Tribunale speciale, che doveva applicare nei processi politici la stessa procedura del codice militare per il tempo di guerra; la istituzione del confino, anche per chi solo - manifestasse il proposito di contrastare o ostacolare i poteri dello Stato - ; la soppressione dei giornali di opposizione; lo scioglimento dei partiti antifascisti e la applicazione di gravissime pene a coloro che tentassero di ricostituirli; la revisione di tutti i passaporti per l'estero e l'obbligo alla polizia nconfinaria di far uso delle armi per impedire gli espatrii clandestini; la istituzione del servizio di investihgazione politica presso ogni comando di legione della milizia.
L'Osservatore Romano del 24 novembre riportò integralmente una lunga lettera, in cui il pres. dell'A. Cattolica ringraziava Mussolini perché , rispondendo al suo telecomando di felicitazione per lo scampato pericolo, aveva deplorato le violenze contro le organizzazioni cattoliche, seguite all'attentato.
"Mi permetta l'E.V. di cogliere l'occasione propizia che ora ci si offre per farLe, in nome mio e di tutti i soci, la seguente solenne dichiarazione - scriveva il comm. Colombo. - L'Azione Cattolica Italiana, la quale, come quella di ogni altro paese, per non mancare alle severe, limpide, prescrizioni del Vicario di Cristo, non ignora il suo stretto dovere di tenersi sopra e fuori di ogni partito e non mai immischiarsi nelle competizioni politiche, sente non meno vivamente il gravissimo obbligo di essere in ogni suo atto riverente, docile, come fece sin qui, ai pubblici poteri legittimamente costituiti, e conseguentemente al presente regime. Inoltre assicuriamo all'E.V. che non soltanto abbiamo pregato e pregheremo per la incolumità e per il bene di V.E. e del Paese, ma anche vogliamo portarvi con cordiale e virile sincerità tutto il contributo possibile di volere e di opere".
L'Azione Cattolica, presieduta dal comm. Colombo, era "apolitica" come l'Associazione dei mutilati, presieduta dall' on. Delcroix.
1 commento:
historia docet...anzi, non docet!
Ciao Fabione, sono riapparsa e qui da te ( mannaggiaaaaaaa) si torna coi piedi per terra .
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