Tutti i dittatori prima o poi cadono in fallo, è nella loro natura. Sono circondati da una corte di adulatori che gli fanno perdere il senso della realtà, dicendo loro quello che vogliono sentire, facendoli credere veramente invincibili e persino prossimi alla deità. Così sfugge il controllo e incominciano a fare errori di valutazione.
Napoleone, Hitler persero le loro battaglie a causa di marchiani errori di strategia, perché erano sicuri della vittoria, in quanto ormai imbambolati nella loro supponenza. Inoltre anche il popolo gioca un ruolo distruttivo, il popolo esalta ma è il più inaffidabile degli adulatori perché non finge, e come eleva, così fa crollare, lasciando il dittatore stupìto di come tanto amore si trasformi in odio. Il popolo non ha vie di mezzo, o ama o odia. E quando odia è implacabile.
sabato, luglio 31
martedì, luglio 27
Nucleare in Italia cronache dell'anno 2090
Cronache dell’anno 2090
Intervista:
Inviato – Lei appartiene a quella che fu la più potente famiglia italiana tra 1900 e 2000. Il suo bisnonno fu il promotore del nucleare in Italia. Possiamo dire che senza di lui, non avremmo mai avuto il nucleare in Italia. Quali sono i suoi sentimenti?
Berlusconi Silvio – Cosa vuole che le dica? Se ci fosse stata un po’ di cultura reale per l’ambiente, erano tempi di grande ignoranza, di sottosviluppo… Tutti i paesi del mondo hanno abbandonato il nucleare e utilizzano energie innovative e pulite. Noi ancora con questi vecchi impianti… eredità degli anni di governo di mio bisnonno.
I – Però il suo bisnonno pagò a caro prezzo quella politica.
B – Non fu per il nucleare, ovviamente, con quello ancora non c’era stato danno perché era solo all’inizio; lui pagò per tutta la sua sciagurata politica… che poi chiamarla politica è inidoneo… per quelle scelte di potere completamente prive del fondo civile, della res pubblica. Non dico nulla di nuovo, la storia lo ha condannato da tempo.
I – Anche lei?
B – Se prima ero indeciso, appartenevo a quella minoranza di dubbiosi revisionisti che cerca di vedere il bene nel male… ora non me la sento più di avvalorare il berlusconismo, fu un male, un danno per il nostro paese.
I – Eppure non è il primo incidente… si poteva convincere prima.
B – Sa cos’è? Siamo tutti bravi, ed io per primo, a criticare, ad obiettare sulle lamentele altrui fino a quando non capita anche a noi… Sì, mi sento colpevole… ma non per il mio bisnonno, no lui si meritò tutte le sue colpe e sono solo sue… Mi sento colpevole perché avrei dovuto sentire questo pericolo, anche mio. Forse se avessi capito… se avessi agito, anche scappando dall’Italia, mio figlio non avrebbe preso la leucemia. Mi fa rabbia che ancora continuiamo a pagare gli errori, le megalomanie di quell’uomo, il mio bisnonno…
I – Però hanno continuato il nucleare anche dopo il tramonto del suo potere…
B – Ormai era tutto iniziato, non era stata costruita nessuna alternativa energetica. Mio bisnonno aveva paralizzato tutta la ricerca innovativa, per favorire il nucleare. Il suo operato aveva formato una matassa che ha imbrigliato l’Italia e la imbriglia tutt’oggi. Ed eccoci qui… ancora a maledire quegli anni di follia collettiva, nell'assecondare un solo uomo al potere.
I - Molti avevano capito. Grazie alla parte sana dell'Italia ed al lavoro della magistratura si superò anche questo periodo buio, nonostante i loschi affari e quella massa di elettori che aveva sinceramente creduto all' "uomo della provvidenza".
B - Già, purtroppo il danno era fatto.
I – Le cure che esistono possono assicurare a suo figlio una vita più che dignitosa, con possibilità di guarigione.
B – Sì, pensiamo positivo. Sono contento che il Parlamento abbia posto in calendario la chiusura incondizionata di tutti gli impianti nucleari in Italia. Costerebbe più rinnovarli che cambiare totalmente registro. Forse è stato un sacrificio utile, quello dei nostri figli, per chiudere definitivamente questo spiacevole capitolo della nostra storia. E come dice lei, salveremo i nostri bambini… contro tutti i mali che ci hanno lasciato i nostri avi disgraziati. E ciò, come può ben capire, lo sento come un riscatto al nome che porto, ripeto, anche se le colpe dei padri non ricadono sui figli, per questo sto aprendo una fondazione per finanziare e gestire tutte le cure per le persone colpite dalle radiazioni. È il minimo che possa fare per salvare la mia dignità di fronte alla storia, di fronte alla gente che mi conosce per quello che sono e non per quello che era stato il mio bisnonno, di cui porto anche il nome.
domenica, luglio 25
Marchion diro dirondello
«In una libera economia e in un libero stato un gruppo industriale è libero di collocare
la propria produzione dove ritiene sia più conveniente. Io spero soltanto che questo
non accada a scapito della produzione in Italia e degli addetti italiani a cui la Fiat offre attualmente lavoro».
Così parlò Berlusconi Silvio, il Robin Hood di Confindustria e protettore ufficiale di Fiat, dopo aver ricevuto incarico da Agnelli nel lontano 1993. Più di questo non può offrire, la speranza, che volete da lui? Difende gli interessi degli industriali non degli operai! La speranza è tutto quello che rimane del potere operaio degli Italiani. Finché c'è Berlusconi c'è speranza, mangiassero speranza, gli operai.
Marchionne, la volpe, l'ingegno fatto uomo, l'acuto manager, il fine economo non afferra una semplice, banale osservazione: la Fiat, oltre a produrle, le auto, a costo stracciato di costruzione, le deve anche vendere, a prezzo di mercato occidentale...
E gli Italiani? Negli anni Settanta compravano Fiat anche se sapevano che quelle vetture erano dei porpi, in confronto alle marche straniere; le acquistavano perché lo sentivano come un dovere per i lavoratori italiani, oggi si chiederanno una volta per tutte il perché dovranno acquistare Fiat monovolume costruite in Serbia. Al dunque, Marchionne, provasse a venderle in Serbia, allo stesso prezzo italiano; se ci riesce è veramente un mago, altrimenti cambiasse mestiere; potrebbe sempre fare il ministro dello Sviluppo Economico in questo Governo, ne è all'altezza, in questo Governo.
Marchionne non si rende conto di stare provocando una caduta a vite della produzione automobilistica Fiat. C'era un mercato assicurato dagli stessi operai, loro se le producevano e loro se le compravano, dai loro parenti, da i militanti, i simpatizzanti comunisti, già, gli ipotetici nemici degli Agnelli erano i clienti più affezionati della Fiat. Oggi, il kamikaze di Marchionne troverà sempre meno mercato in Italia, cioé il paese che ha ancora lo stomaco di comprare... Ormai gli scioperi degli operai non fanno più paura agli industriali, o si mangiano questa minestra o se la mangiano all'estero. E se fossero i clienti a fare sciopero? Se i clienti della Fiat un giorno decidessero di non comprare auto Fiat? Sarebbe il terrore dei Marchionni! La Fiat auto, è destinata a soccombere, comunque. Del resto tutto ha un termine, anche la vita finché c'è solo speranza... anche i governi se offrono soltanto speranza.
sabato, luglio 24
Le ultime parole famose
LUPI pdl
Perciò, ingoiate tutti i rospi che vi propina il Nostro leader Premier, che vi conviene!
Questo è il partito delle libertà, evvaaaiiii!! Inoltre questi onorevoli, non li paga Berlusconi ma gli Italiani, anche quelli con li hanno eletti. Per cui hanno libertà di espressione perché in quello stipen (da) dio c'è anche il sangue degli elettori della sinistra.
Nota dell'ufficio stama del pdl:
Il presidente Silvio Berlusconi non solo è l'unico e legittimo proprietario del simbolo del PdL, ma ne ha la piena disponibilità senza il bisogno dell'autorizzazione di chicchessia anche nel caso di fuoriuscita dal partito di uno dei contraenti che stipularono l'atto notarile il 27 febbraio 2008.
Mai si era visto prima d'ora che un uomo solo è proprietario del simbolo di un partito, solo il simbolo di un'azienda può essere di proprietà del padrone.
"Alcuni parlamentari dovrebbero ricordarsi che senza il Pdl e senza Berlusconi non sarebbero in Parlamento e forse non avrebbero quella visibilita che oggi hanno"
Perciò, ingoiate tutti i rospi che vi propina il Nostro leader Premier, che vi conviene!
Questo è il partito delle libertà, evvaaaiiii!! Inoltre questi onorevoli, non li paga Berlusconi ma gli Italiani, anche quelli con li hanno eletti. Per cui hanno libertà di espressione perché in quello stipen (da) dio c'è anche il sangue degli elettori della sinistra.
Nota dell'ufficio stama del pdl:
Il presidente Silvio Berlusconi non solo è l'unico e legittimo proprietario del simbolo del PdL, ma ne ha la piena disponibilità senza il bisogno dell'autorizzazione di chicchessia anche nel caso di fuoriuscita dal partito di uno dei contraenti che stipularono l'atto notarile il 27 febbraio 2008.
Mai si era visto prima d'ora che un uomo solo è proprietario del simbolo di un partito, solo il simbolo di un'azienda può essere di proprietà del padrone.
mercoledì, luglio 21
Un uomo sincero
La Guardia di Finanza ha chiesto a Verdini quale origine hanno 2.6 milioni di euro, trovati nel suo c.c. dal 2004 ad oggi. E lui giustamente si è difeso dicendo che sono il frutto di sacrifici.
Verdini è persona credibile, è quello che contò un milione e più manifestanti in una Piazza San Giovanni che ne può contenere al maxi 500mila, presenti per il comizio del leader del pdl. Il Ministero dell'Interno ne dichiarò 300mila.
Forse è nelle sue doti soprannaturali, quella di moltiplicare i manifestanti, quella di moltiplicare gli euro; forse erano 300mila euro che lui, con la sola forza del pensiero ha moltiplicato in 2.6 milioni, è un sacrificio della concentrazione mentale.
La Finanza non capisce niente, non ha l'acume degli elettori del pdl, quelli che stavano in piazza e rispondevano alle domande del premier, che credono in Verdini e nell' "uomo della Provvidenza" (ndr don Verzè) ciecamente. Perché il premier non interviene, perché non mette una buona parola, per questo buon padre che si sacrifica per la famiglia? Potrebbe farsi lui garante, assicurando la Finanza e mettendo la mano sul fuoco, promettendo che ci andrà lui in galera qualora dovesse risultare colpevole. Non si abbandonano gli amici ( manco per Dell'Utri ebbe il coraggio di deporre, si avvalse della facoltà di non rispondere).
Verdini è persona credibile, è quello che contò un milione e più manifestanti in una Piazza San Giovanni che ne può contenere al maxi 500mila, presenti per il comizio del leader del pdl. Il Ministero dell'Interno ne dichiarò 300mila.
Forse è nelle sue doti soprannaturali, quella di moltiplicare i manifestanti, quella di moltiplicare gli euro; forse erano 300mila euro che lui, con la sola forza del pensiero ha moltiplicato in 2.6 milioni, è un sacrificio della concentrazione mentale.
La Finanza non capisce niente, non ha l'acume degli elettori del pdl, quelli che stavano in piazza e rispondevano alle domande del premier, che credono in Verdini e nell' "uomo della Provvidenza" (ndr don Verzè) ciecamente. Perché il premier non interviene, perché non mette una buona parola, per questo buon padre che si sacrifica per la famiglia? Potrebbe farsi lui garante, assicurando la Finanza e mettendo la mano sul fuoco, promettendo che ci andrà lui in galera qualora dovesse risultare colpevole. Non si abbandonano gli amici ( manco per Dell'Utri ebbe il coraggio di deporre, si avvalse della facoltà di non rispondere).
domenica, luglio 18
Evoluzione dell'indignazione degli Italiani
29 aprile 1945 Piazzale Loreto Milano
foto-immagine in bianco e nero
era stato tanto amato dagli Italiani
fine del fascismo
30 Aprile 1993 Uscita dall'Hotel Raphael, Largo Febo Roma
video a colori
era stato tanto amato dagli Italiani
fine del craxismo
.. .. 201. ............................
filmato 16/9 alta definizione 3D (con occhialini)
era stato tanto amato dagli Italiani
fine del berlusconvisitor....ismo, ovvero di coloro che si nascondono il volto
dietro una maschera di cerone, celando la realtà.
(prossimamente sugli schermi italiani)
-per la storia è tutto pronto, manca solo la data-
Gli Italiani sono un popolo abulico, se non gli mettono le mani in tasca direttamente, non si svegliano. Sono privi di etica sociale, sono egoisti, reagiscono solo se vengono colpiti in prima persona. Altrimenti accettano tutto da chi li governa, che sia un assassino un dittatore un ladro un amorale non importa, l'importante è che non gli si metta le mani addosso. Permettono sino alle estreme conseguenze. E poi sono costretti a reazioni eccessive, come dileggiare cadaveri, tirare monetine a politici, poco prima osannati e leccati, o decantati con stupide canzoncine del tipo Menomalechelerededicraxic'è. È solo questione di tempo, i poteri sono blindati, i posti di comando sono tutti occupati dai fedeli dell' "amato" di turno. Ma è una panna montata, che produce solo un allungamento della fatidica data . Quando per gli effetti della manovra, figuriamoci non certo per la P3, se non vedono il cazzotto arrivargli direttamente in faccia non si smuovono, gli Italiani capiranno che non ce n'è per nessuno, sanità scuola forze dell'ordine, pensioni... e si sentiranno defraudati derubati coglionati... allora scatterà l'impulso di rivolta... e se la prenderanno con colui che avevano innalzato... più in alto si va più la caduta sarà rovinosa. Grazie a Silvio. Gli Italiani gli saranno grati che si sacrificherà per loro. Menomalechesilvioce, altrimenti con chi se la prenderanno? con i comunisti, che non esistono più? con le toghe rosse, le stesse che hanno arrestato 300 della 'ndrangheta, coordinate dal procuratore Boccassini, toga rossa per eccellenza? ma se il Governo nella figura del premier si è preso il merito di quest'azione anticrimine, come credergli ancora? Non resta che lui. Eppure sono convinto di un fatto, quando si sarà tolto definitivamente la maschera, palesando il vero volto anche agli occhi di coloro che lo adorano, ci sarà ancora qualcuno che gli crederà.
foto-immagine in bianco e nero
era stato tanto amato dagli Italiani
fine del fascismo
30 Aprile 1993 Uscita dall'Hotel Raphael, Largo Febo Roma
video a colori
era stato tanto amato dagli Italiani
fine del craxismo
.. .. 201. ............................
filmato 16/9 alta definizione 3D (con occhialini)
era stato tanto amato dagli Italiani
fine del berlusconvisitor....ismo, ovvero di coloro che si nascondono il volto
dietro una maschera di cerone, celando la realtà.
(prossimamente sugli schermi italiani)
-per la storia è tutto pronto, manca solo la data-
Gli Italiani sono un popolo abulico, se non gli mettono le mani in tasca direttamente, non si svegliano. Sono privi di etica sociale, sono egoisti, reagiscono solo se vengono colpiti in prima persona. Altrimenti accettano tutto da chi li governa, che sia un assassino un dittatore un ladro un amorale non importa, l'importante è che non gli si metta le mani addosso. Permettono sino alle estreme conseguenze. E poi sono costretti a reazioni eccessive, come dileggiare cadaveri, tirare monetine a politici, poco prima osannati e leccati, o decantati con stupide canzoncine del tipo Menomalechelerededicraxic'è. È solo questione di tempo, i poteri sono blindati, i posti di comando sono tutti occupati dai fedeli dell' "amato" di turno. Ma è una panna montata, che produce solo un allungamento della fatidica data . Quando per gli effetti della manovra, figuriamoci non certo per la P3, se non vedono il cazzotto arrivargli direttamente in faccia non si smuovono, gli Italiani capiranno che non ce n'è per nessuno, sanità scuola forze dell'ordine, pensioni... e si sentiranno defraudati derubati coglionati... allora scatterà l'impulso di rivolta... e se la prenderanno con colui che avevano innalzato... più in alto si va più la caduta sarà rovinosa. Grazie a Silvio. Gli Italiani gli saranno grati che si sacrificherà per loro. Menomalechesilvioce, altrimenti con chi se la prenderanno? con i comunisti, che non esistono più? con le toghe rosse, le stesse che hanno arrestato 300 della 'ndrangheta, coordinate dal procuratore Boccassini, toga rossa per eccellenza? ma se il Governo nella figura del premier si è preso il merito di quest'azione anticrimine, come credergli ancora? Non resta che lui. Eppure sono convinto di un fatto, quando si sarà tolto definitivamente la maschera, palesando il vero volto anche agli occhi di coloro che lo adorano, ci sarà ancora qualcuno che gli crederà.
giovedì, luglio 15
"Per la tv quello che conta è la vecchia" A.Sordi
Una logica disarmante. Se sostituiamo alla immagine di Corrado, quella di Silvio premier, Sordi ci illumina con una grande verità.
Quando il premier (anda)va a ministre*
*Il titolo si rifà all'ultimo libro di Guzzanti
Se io fossi nel nostro grandissimo e altissimo premier, presidentissimo, amatissimo dal 95% degli Italiani, farei così. Ad agosto predellino 2. Pulizie generali, via i vecchi, i pensionati sfigati, i ""corrotti"", i finiani e largo ai giovani; attingere facce nuove dall'associazione giovanile: Liberamente, quella nuova corrente- non corrente "" culturale"" che diffonde il berlusconismo nell'Universo, fondata dal quartetto Cetra: Frattini Gelmini Carfagna Prestigiacomo, (con Frattini nella parte della voce femminile) che poi è per questo scopo che è stata ideata dal premier. Così' si realizzerebbe il suo sogno, giovine tra le giovani, bello tra le belle, figo tra le fighe, una villa certosa trasferita diritta diritta a palazzo Chigi.
Forza Silvio, ricordati che in Italia ci saranno sempre italiani disposti a votarti, l'ignoranza nel nostro paese non è stata ancora debellata... e poi la 180 lo consente...
Poi sapendo che dovrà campare altri 65 anni, sarebbe conveniente che come presidente del Consiglio si risposasse, per avere una first lady al suo fianco, la sua ragazza attuale. Prima era sicuro di arrivare a 120 anni, ma quando si è diffusa la notizia che in Georgia c'è una vecchietta che ha toccato quota 130, ha aumentato la posta, e che cavoli, lui è il Premier, avrà diritto di campare più di tutti, per il bene degli Italiani?! 140 anni è il nuovo limite d'età che si è imposto il Nostro sommo statista. L'Inferno può attendere...
E se dovesse andargli proprio male, che il Governo perde i numeri e lui è costretto a cambiare mestiere.... si ricordi che c'è un posto libero che gli calza a pennello, utile all'umanità come ha sempre desiderato: un lavoro part time di SUPER TAPPO, per conto della BP, British Petroleum, nel fondo dell'Oceano. Mettendo in conto che per lui ogni buco è pertuso, gradirebbe molto. Tenuta stagna, come ho gia scritto altrove, assicurata e in garanzia per 140 anni. Da alimentare con pillole blu per conservare la stabilità nel buco, in modo artificiale.
Se io fossi nel nostro grandissimo e altissimo premier, presidentissimo, amatissimo dal 95% degli Italiani, farei così. Ad agosto predellino 2. Pulizie generali, via i vecchi, i pensionati sfigati, i ""corrotti"", i finiani e largo ai giovani; attingere facce nuove dall'associazione giovanile: Liberamente, quella nuova corrente- non corrente "" culturale"" che diffonde il berlusconismo nell'Universo, fondata dal quartetto Cetra: Frattini Gelmini Carfagna Prestigiacomo, (con Frattini nella parte della voce femminile) che poi è per questo scopo che è stata ideata dal premier. Così' si realizzerebbe il suo sogno, giovine tra le giovani, bello tra le belle, figo tra le fighe, una villa certosa trasferita diritta diritta a palazzo Chigi.
Forza Silvio, ricordati che in Italia ci saranno sempre italiani disposti a votarti, l'ignoranza nel nostro paese non è stata ancora debellata... e poi la 180 lo consente...
Poi sapendo che dovrà campare altri 65 anni, sarebbe conveniente che come presidente del Consiglio si risposasse, per avere una first lady al suo fianco, la sua ragazza attuale. Prima era sicuro di arrivare a 120 anni, ma quando si è diffusa la notizia che in Georgia c'è una vecchietta che ha toccato quota 130, ha aumentato la posta, e che cavoli, lui è il Premier, avrà diritto di campare più di tutti, per il bene degli Italiani?! 140 anni è il nuovo limite d'età che si è imposto il Nostro sommo statista. L'Inferno può attendere...
E se dovesse andargli proprio male, che il Governo perde i numeri e lui è costretto a cambiare mestiere.... si ricordi che c'è un posto libero che gli calza a pennello, utile all'umanità come ha sempre desiderato: un lavoro part time di SUPER TAPPO, per conto della BP, British Petroleum, nel fondo dell'Oceano. Mettendo in conto che per lui ogni buco è pertuso, gradirebbe molto. Tenuta stagna, come ho gia scritto altrove, assicurata e in garanzia per 140 anni. Da alimentare con pillole blu per conservare la stabilità nel buco, in modo artificiale.
mercoledì, luglio 14
La triste vicenda di monsignor Mascambruno epilogo
Se una decapitazione non è già un epilogo, quale altro epilogo sarà? ogni essere umano ha pari dignità ed è doveroso chiedersi che fine avesse fatto lo spedizioniere genovese Brogliardelli. I Genovesi si erano rifiutati di consegnarlo al Regno Pontificio. Purtroppo il Brogliardelli aveva la brutta abitudine, per lui in quei tempi, di andare in chiesa, perché era un devoto. Quando si trovò all'interno di una chiesa a Genova, fu immediatamente catturato per ordine del Vescovo di Genova, perché le chiese erano extraterritoriali, e subito menato a Roma. Molti altri spedizionieri ebbero la stessa sorte. Il 27 luglio del 1652 vennero eseguite le condanne a morte di Brogliardelli e di un suo collega sostituto. Essi furono trasportati su due carri per le strade della città, sino al Ponte di Castel Sant'Angelo dove vennero giustiziati per impiccagione, la sorte dei plebei, poi bruciati e le ceneri gettate nel Tevere.
I due avevano confessato molti imbrogli, inerenti il loro mandante Mascambruno, il quale invece non aveva confessato nulla, e solo la prova materiale del matrimonio portoghese di tipo DICO, aveva permesso di condannarlo alla pena capitale.
Nessuno di loro aveva commesso omicidi, il Mascambruno si era limitato a fare quello che alcuni prelati dirigenti gentiluomini del Papa fanno oggi normalmente di prassi. Il Padreterno sarà pure eterno e immutabile, ma evolve con noi, per non dare al Papa una minima dritta per quei bricconcelli di Propaganda Fide che offrono a prezzo stracciato gli immobili della Santa Sede ai potentoni per avere favori. Sarebbe un rotolar di teste continuo...
I due avevano confessato molti imbrogli, inerenti il loro mandante Mascambruno, il quale invece non aveva confessato nulla, e solo la prova materiale del matrimonio portoghese di tipo DICO, aveva permesso di condannarlo alla pena capitale.
Nessuno di loro aveva commesso omicidi, il Mascambruno si era limitato a fare quello che alcuni prelati dirigenti gentiluomini del Papa fanno oggi normalmente di prassi. Il Padreterno sarà pure eterno e immutabile, ma evolve con noi, per non dare al Papa una minima dritta per quei bricconcelli di Propaganda Fide che offrono a prezzo stracciato gli immobili della Santa Sede ai potentoni per avere favori. Sarebbe un rotolar di teste continuo...
lunedì, luglio 12
La triste vicenda di monsignor Mascambruno
"Finalmente i giudici pronunciarono contro di lui la sentenza capitale conforme, che meritavano i delitti commessi. Che fosse menato per le strade più frequenti di Roma, e che avanti al Palazzo della Dataria gli fosse tagliata la mano destra, e poi menato in Campo de Fiori fosse quivi strozzato dal Carnefice, ovvero gli fosse data la mazzola in testa, e poi fosse appiccato per un piede, e finalmente il suo corpo fosse abbruciato, e le ceneri gettate nel Tevere."
Che aveva fatto di tanto grave monsignor Mascambruno, da meritare una condanna così crudele, da quel benedetto tribunale pontificio, che sottostava all'ispirato messo di Cristo in Terra, sua Santità Papa Innocenzo X, nell'Anno del Signore 1652?
Si potrebbe ipotizzare un delitto efferato, pluriomicidio, mangiatore di bambini, affogatore di neonati, al più aver fatto prigioniere le novizie di un Convento e spulzellate ad una ad una. E vabbe' ci stava pure... e invece niente di tutto ciò. Il volere del Papa è il volere di Dio e così sia; a quell'epoca, il Padreterno, non ispirava molto i suoi ambasciatori, faceva crepare gli uomini per molto meno. Uno che è eterno... che ha la resposabilità di un intero Universo... mah... si sofferma su certe effimere questioni... E pensare che oggi i delitti di Mascambruno sono dalla Chiesa ben accetti, ed è anche ben lieta di allearsi con persone che li praticano come prassi comune, ogni tempo ha un suo Dio, incontro alle esigenze degli uomini di potere. Ma andiamo con ordine...
Il pazientissimo Giacinto Gigli, riportava nel suo diario tutto quello che era degno di nota, non tanto della sua vita, ma della storia della città. Ed a lui che lasciamo il racconto che sicuramente è testimoniato dai fascicoli del Processo conservati nell’Archivio Vaticano.
"“Questo fu di bassa condizione, dalla Marca, e si chiamava Francesco Canonici, il quale fu sollecitatore di un certo avvocato di Casa Mascambruni, e lo servì con tanta diligenza, che morendo, gli lasciò tutta la sua Libreria, e egli seguitando la professione di Procuratore, lasciato il suo Cognome de Canonici, si prese il Cognome di Mascambruno, et delle prime cose proseguì una certa causa di Casa Pamphili, e la terminò con tanta felicità, che si acquistò la grazia del Cardinal Pamphili in tal modo, che fatto Papa lo fece Sotto Datario, e perché il Datario, che era Monsig. Cecchini era stato fatto Cardinale, Mascambruno era quello, che andava all’Audienza del Papa, e faceva segnare le suppliche della Dataria, e seppe così bene insinuarsi nella grazia del Papa, e di tutti i suoi, che gli volevano grandissimo bene, e gli furono confidati grandi segreti. Fu fatto Prelato, e ebbe una buona Abbazia, e fu fatto Canonico di S. Maria Maggiore, e poi di S. Pietro, e ebbe diverse altre pensioni e benefici.
Con questa autorità, e comodità che aveva, incominciò quest’uomo ad accumulare molti denari, e per denari faceva servizio a molte persone, facendo segnar dal Papa (il quale fidandosi di lui, non leggeva, se non il titolo delle Scritture) suppliche indegne, e dispense illecite, e quando era concesso ad alcuno qualche beneficio egli a suo beneplacito v’imponeva la pensione per se stesso, dicendo che così il Papa gli aveva ordinato. Queste cose fece egli, ma con maggior libertà, poiché era molto potente appresso al papa. Ma essendo stato creato il novo Cardinal Pamphili, il quale come Nipote del papa, e cardinal Padrone, voleva alle volte far conseguire dei benefici e pensioni alli suoi favoriti, e perciò non solo faceva i rescritti nei memoriali, ma anche talora per maggior caldezza, vi mandava il Marchese Astalli suo fratello in suo nome a parlare a Mascambruno. Gli cominciò a dispiacere questa cosa grandemente, e cominciò a pensare come potesse levarselo davanti, e disse al Papa, che il March.e Astalli ogni giorno lo importunava per ottenere pensioni e benefici e cominciò a persuadere il Papa, che lo facesse partire di Roma, e anche con qualche occasione mandasse fuori il Cardinale stesso. E già il Papa aveva cominciato a dire al Cardinale che il March.e suo Fratello, tutto il giorno andava a dar fastidio al sotto datario con nuove suppliche, e che era bene che si partisse di Roma, e andasse a stare nel suo Marchesato. E di ciò si era sparsa la voce per tutta Roma, che il Papa voleva cacciar di Roma tuti i parenti del Cardinale. Il Cardinale vedendosi così perseguitato, si risolse di manifestare al Papa un eccesso gravissimo, che aveva commesso il Sotto Datario; e la prima volta, che ritornò all’Audienza e che il Papa gli tornò a dire il medesimo, egli rispose, che suo fratello non portava al Sotto Datario se non suppliche meritevoli, ma che Sua Santità avvertisse bene, perché Mascambruno gli faceva segnar suppliche indegnissime, e ciò dicendo si cavò di petto un memoriale, nel quale si conteneva il caso seguente.
In Portogallo un certo Sig.re avendo fatto vestire da fanciulla un ragazzo, l’aveva sposato con le solennità del Matrimonio per mano di un Parrocchiano, ed essendosi scoperta tal cosa, erano stati carcerati tutti tre dai Giudici della Sacra Inquisizione. Ad istanza di questi tali, Monsig. Mascambruno Sotto Datario, fece segnar dal Papa una supplica, nella quale si faceva grazia, che la loro Causa non fosse giudicata dai Giudici della Sagra Inquisizione, ma che fosse rimessa ad un certo Vescovo parente di d.o Sig.re.
Avendo il Papa inteso tal cosa gli dispiacque grandemente, e essendosi certificato, che ciò era la verità, disse a Mascambruno, che lui era stato tradito, e parlò con molto risentimento. Si dice, cha la supplica fu scritta con un titolo falso, che nella sommità del foglio diceva: Dispensa Matrimoniale, e poi che fu segnata dal papa, con le forbici fu tagliata una striscia dove era quel tutolo falso, e vi fu scritto il titolo vero. Il Papa la segnò senza leggerla, credendo secondo il titolo che fosse dispensa lecita e consueta.
Mascambruno ne riportò un donativo di quaranta mila scudi, e vedendo che il Papa ne stava alterato. E temendo che, se lo Spedizioniere che aveva scritta quella Supplica fosse stato preso, potesse nocere a lui (era questi un tal Brogliardelli Genovese, che abitava appresso la Chiesa Nova) se ne andò alle cinque ora di notte a trovarlo a casa e gli portò cinque mila scudi, e gli disse che subito se la cogliesse di Roma. Così lo spedizioniere se ne fuggì, lasciando la moglie con li altri, li quali non molti da poi furono tutti presi e menati in prigione. Furono presi anche molti altri spedizionieri e altri uomini e donne, e ogni giorno se ne menavano carcerati tanti, che si diceva che erano più di cento persone.
Mascambruno ebbe molta comodità di poter fuggire, ma confidando forse troppo di se stesso, o sperando nella benevolenza e grazia del Papa, non seppe farlo, onde fu preso come ho detto il dì 22 di gennaro nel Palazzo della Dataria, e quando gli comparve avanti il Bargello, e gli disse che doveva menarlo nella Carcere, egli voleva in ogni modo andare in abito di prelato, ma non gli fu concesso, e fu menato in carrozza vestito con sottana e mantello come un prete ordinario. E poi che si seppe la sua carcerazione, vennero a Roma li parenti del già morto avvocato Mascambruno, e dissero che non essendo costui del loro sangue, non era conveniente che dovesse apportare infamia alla lor famiglia e però fecero istanza che dovesse nominarsi Francesco Canonici, e non con il cognome di Mascambruno da lui usurpato, e così fu fatto. Vennero poi molte querele di coloro che erano stai aggravati da costui e furono manifestati molti casi nei quali aveva ingannato il Pontefice, facendogli segnare suppliche illecite, e di matrimoni sino tra fratelli e sorelle e altri molti tutti gravi.
Lo spedizioniere genovese, che era fuggito, e non si sapeva dove fosse andato, scrisse una lettera ad un suo amico pregandolo, che gli fosse raccomandata la moglie. Quel tale portò subito la lettera va Monsig. Governatore, e così essendosi saputo, che stava in Genova, mandarono a pregare i Genovesi, che glielo dessero in mano, il che essi non volsero fare.
La prima volta che Mascambruno fu menato avanti al Fiscale per essere essaminato, fece instanza di una delle due cose, o che vi fussero presenti due testimoni, li quali sottoscrivessero a quello che lui aveva deposto, o vero che egli stesso voleva sottoscrivere la sua deposizione, et così fu fatto sempre, che dopo che il Notario haveva scritto le sue risposte, egli le rivedeva, et poi sottoscriveva di sua mano, et lineava tutta la margine della carta acciò che niuno vi potesse aggiungere cosa alcuna, et si mostrò nelle sue risposte tanto accorto, cauto et scaltrito, che faceva stare il Giudice a segno, et vedendosi che il fiscale era insufficiente ad esaminarlo fu levato di offitio, et fatto un altro in suo loco, et quello perché pareva che gli andasse con rispetto, et lo favorisse, gli fu dato un altro Giudice per compagno, il quale fu anch’egli deposto dall’offitio, et cominciò ad esaminarlo Monsig. Governatore istesso, al quale furno aggiunti quattro altri Giudici, dalli quali era rigorosamente essaminato ogni giorno, et durava l’essame gran pezzo, sino a sette, et otto hora continue, et egli stava sempre avvertito nelle sue risposte, che non si lasciava convincere, et essendo interrogato, perché haveva fatto segnare (per esempio) la tal supplica? Rispondeva, che lui non haveva fatto cosa alcuna senza mostrarla prima a Sua Santità, overo rispondeva, domandatene alla Sig.ra D. Olimpia, che vi dirà il perché. Altre volte rispondeva, che lo domandassero al Principe D. Camillo o al Principe Giustiniano, o al Principe Ludovisio, e così non negava di haver fatto quella cosa, ma ne attribuiva la colpa a questi Signori, che potevano commandarli. Un'altra volta domandato perché haveva fatto la tal cosa? Rispose, io non posso dirlo a voi, menatemi avanti al Papa, che ve lo dirò. Con questi modi pareva a lui di non potere essere convinto, et non hebbe altra maggior cosa contro, se non che gli fu menata in faccia la moglie di quello Spedizioniere Genovese, la quale gli disse, che lui di notte era stato a casa sua a trovar suo marito, et gli haveva portato cinque mila scudi, e dettogli, che se ne fuggisse via di Roma. Queste cose, et questo essame si continuava per molti giorni et mesi, nel quale tempo non vi fu inditio di poterli dare alcun tormento come si consuma con i delinquenti carcerati; ma ne anco si arrendeva per i patimenti et strapazzi di una lunga prigionia, poiché stava in secreta, solo, con i ceppi a piedi, mangiava pochissimo, e per forza, non si spogliava, e poi gli aggiunsero le manette alle mani, perché dicevano che si era voluto strozzare da se stesso, et nell’essame stava tante hore in piedi col capo scoperto che era un gran patire, massime in un homo avvezzo a molte commodità.
Fra tanto Monsig. Mascambruno carcerato stava ancora in Segreta et si era ammalato, et per li patimenti era molto trasformato. Con tutto ciò non si arrese mai, ma con l’istesso animo, stava forte, cauto, et avvertito, come haveva fatto sino da principio, a non dir cosa, che li potesse esser di danno. Et essenso interrogato perché aveva fatto segnare alcune suppliche indegne, rispondeva che il Papa prima di segnarle le aveva viste, ovvero diceva, che ne domandassero la causa alli parenti del Papa. Per la qual cosa molti dicevano, che costui sarebbe stato liberato. Altri dicevano che essendo stato quest’uomo confidentissimo del Papa, et domestichissimo dei suoi parenti, et partecipe di gran segreti, bisognava che in ogni modo morisse, perché se rimaneva in vita, essendo stato disgustato, poteva dopo la morte del Papa nocer grandemente alli suoi parenti.
Hora perché chiaramente appariva per più di 30 suppliche, che erano state segnate per mezzo suo degne di severo castigo, onde il Papa diceva di esser stato tradito; ancorché egli non havesse mai confessato di haverle fatte per se stesso, ma per ordine et volontà di chi li poteva comandare; non di meno tutti li Giudici lo dechiarorno degno di morte, conformandosi con molti esempi di casi simili altre volte eseguiti in tempo di Papa Leone Decimo, et altri. Il Papa però volendo che il tutto passasse con ogni equità et raggione, commandò a doi avvocati li quali furono il Boncompagni et il Pasqualone, che lo difendessero. Questi, havendo visto e diligentemente studiato il Processo, il quale era di undici mila fogli, non trovarono cosa per la quale costui meritasse di perdere la vita, ne meno la robba. Laonde in una lunghissima congregazione, che durò otto hora avanti li giudici di questa causa, l’avvocato Boncompagni fece un lungo raggionamneto et disse che la Santità del Papa gli haveva commandato che pigliasse sopra di se la difesa di questa causa e che egli sebbene era povero gentiluomo, haverebbe volentieri pagato 500 scudi del suo per essere libero da un tal peso. Che se egli voleva por mente alla voce del popolo, et al grido universale, facilmente concorrerebbe con gli altri a dire che Mascambruno meritava la morte. Ma che si come coloro li quali per poter scoprire alcuna cosa lontanissima o piccolissima, si servono dell’occhialone il più perfetto, che si possa trovare, così egli poteva dir veramente di haver adoprato l’occhialone, avendo con ogni esquisita diligenza, et attenzione sottilissimamente osservato et considerato tutto il lunghissimo processo, et con tutto ciò non haveva scoperto alcuna cosa, o causa di morte, ne di confiscatione di beni, ma solamente al più di qualche altra pena molto minore, et che di questa sua diligenza et verità egli ne chiamava in testimonio Iddio. Si dice che mentre l’avvocato queste et altre simili parole proferiva, tutti li Giudici si cambiorno di colore in faccia, et Monsig. Farnese Governatore di Roma gli disse, Sig. Boncompagni V.S. in loco di far l’offitio di avvocato, è venuto hoggi a farci una Predica, et ha fatto l’offitio di Predicatore. Replicò l’Avvocato che lui haveva detto il suo senso per la verità, che del resto, se ad essi pareva, che fusse altramente, facessero come gli pareva. Finalmente li Giudici pronuntiorno contro di lui la sentenza capitale conforme, che meritavano li delitti commessi. Che fosse menato per le strade più frequenti di Roma, e che avanti al Palazzo della Dataria gli fosse tagliata la mano destra, e poi menato in Campo de Fiori fosse quivi strozzato dal Carnefice, ovvero gli fosse data la mazzola in testa, e poi fosse appiccato per un piede, e finalmente il suo corpo fosse abbruciato, e le ceneri gettate nel Tevere. Questa sentenza così rigorosa fu moderata che gli fusse solamnete tagliata la testa. Il che fece il Papa per sua benignità et gratia del Principe D. Camillo suo Nepote; overo come dicono per privilegio che hanno li signori Canonici di San Pietro, che se alcuno di loro commettesse qualche delitto, per il quale meritasse qualsivoglia altra sorte di pena grave et ignominiosa, non se gli possa dare altra pena, che di troncarli il capo. Si dice che il Papa ne pianse, perché gli voleva tanto bene, che se non si scoprivano questi suoi demeriti, nella prossima passata Promottione l’haverebbe fatto Cardinale.
A dì 14 Aprile domenica dopo pranzo, Francesco Canonici già Sotto Datario detto Monsig. Mascambruno fu menato in carrozza serrata dalle Carceri di Tor di Nona alla chiesa di S. Salvatore in Lauro per degradarlo dalli Ordini Sacri. Concorse popolo infinito per vederlo, ma tal cerimonia fu fatta a porte serrate. Costui non si credeva mai di dover essere fatto morire laonde diede in una gran smania, e giunto in chiesa cominciò subito ad esclamare che li suoi nemici l’avevano condotto a quel termine; gli fu risposto che non era tempo allora di quelle parole et egli voltandosi a Monsig. Sacrista, il quale fu quello che lo degradò, lo chiamava per testimonio, e consapevole di quante persecuzioni lui aveva avute da chi li voleva male, e disse tanto, et parlò tanto, che fu bisogno di metterli la mordacchia.
Fu poi ricondotto in carcere, dove con gran fatica si ridusse ad accettar la morte volentieri, e disporsi a morire. Fu decapitato avanti giorno, e la sua testa fu la mattina delli 15 aprile esposta in Ponte nel loco dove sogliono esser morti i malfattori, et doppo un hora circa vi fu portato anco il suo corpo vilissimamente vestito in una bara, et accomodatavi la testa, et dopo poco tempo fu la bara portata dentro la cappelletta che sta appresso al Ponte, nella quale si confortano i condannati, et quivi stette serrato sino ad un hora di notte, et poi fu portato via senz’altro lume, che di una sola lanterna, non si sa dove. Questo fu il fine di quest’uomo, il quale da bassi natali giunse alli honori ecclesiastici con gran stima, fasto et vanità et più anco sarebbe asceso se per avarizia non si fusse traviato dal giusto et dall’honesto"".
fine
Che aveva fatto di tanto grave monsignor Mascambruno, da meritare una condanna così crudele, da quel benedetto tribunale pontificio, che sottostava all'ispirato messo di Cristo in Terra, sua Santità Papa Innocenzo X, nell'Anno del Signore 1652?
Si potrebbe ipotizzare un delitto efferato, pluriomicidio, mangiatore di bambini, affogatore di neonati, al più aver fatto prigioniere le novizie di un Convento e spulzellate ad una ad una. E vabbe' ci stava pure... e invece niente di tutto ciò. Il volere del Papa è il volere di Dio e così sia; a quell'epoca, il Padreterno, non ispirava molto i suoi ambasciatori, faceva crepare gli uomini per molto meno. Uno che è eterno... che ha la resposabilità di un intero Universo... mah... si sofferma su certe effimere questioni... E pensare che oggi i delitti di Mascambruno sono dalla Chiesa ben accetti, ed è anche ben lieta di allearsi con persone che li praticano come prassi comune, ogni tempo ha un suo Dio, incontro alle esigenze degli uomini di potere. Ma andiamo con ordine...
Il pazientissimo Giacinto Gigli, riportava nel suo diario tutto quello che era degno di nota, non tanto della sua vita, ma della storia della città. Ed a lui che lasciamo il racconto che sicuramente è testimoniato dai fascicoli del Processo conservati nell’Archivio Vaticano.
"“Questo fu di bassa condizione, dalla Marca, e si chiamava Francesco Canonici, il quale fu sollecitatore di un certo avvocato di Casa Mascambruni, e lo servì con tanta diligenza, che morendo, gli lasciò tutta la sua Libreria, e egli seguitando la professione di Procuratore, lasciato il suo Cognome de Canonici, si prese il Cognome di Mascambruno, et delle prime cose proseguì una certa causa di Casa Pamphili, e la terminò con tanta felicità, che si acquistò la grazia del Cardinal Pamphili in tal modo, che fatto Papa lo fece Sotto Datario, e perché il Datario, che era Monsig. Cecchini era stato fatto Cardinale, Mascambruno era quello, che andava all’Audienza del Papa, e faceva segnare le suppliche della Dataria, e seppe così bene insinuarsi nella grazia del Papa, e di tutti i suoi, che gli volevano grandissimo bene, e gli furono confidati grandi segreti. Fu fatto Prelato, e ebbe una buona Abbazia, e fu fatto Canonico di S. Maria Maggiore, e poi di S. Pietro, e ebbe diverse altre pensioni e benefici.
Con questa autorità, e comodità che aveva, incominciò quest’uomo ad accumulare molti denari, e per denari faceva servizio a molte persone, facendo segnar dal Papa (il quale fidandosi di lui, non leggeva, se non il titolo delle Scritture) suppliche indegne, e dispense illecite, e quando era concesso ad alcuno qualche beneficio egli a suo beneplacito v’imponeva la pensione per se stesso, dicendo che così il Papa gli aveva ordinato. Queste cose fece egli, ma con maggior libertà, poiché era molto potente appresso al papa. Ma essendo stato creato il novo Cardinal Pamphili, il quale come Nipote del papa, e cardinal Padrone, voleva alle volte far conseguire dei benefici e pensioni alli suoi favoriti, e perciò non solo faceva i rescritti nei memoriali, ma anche talora per maggior caldezza, vi mandava il Marchese Astalli suo fratello in suo nome a parlare a Mascambruno. Gli cominciò a dispiacere questa cosa grandemente, e cominciò a pensare come potesse levarselo davanti, e disse al Papa, che il March.e Astalli ogni giorno lo importunava per ottenere pensioni e benefici e cominciò a persuadere il Papa, che lo facesse partire di Roma, e anche con qualche occasione mandasse fuori il Cardinale stesso. E già il Papa aveva cominciato a dire al Cardinale che il March.e suo Fratello, tutto il giorno andava a dar fastidio al sotto datario con nuove suppliche, e che era bene che si partisse di Roma, e andasse a stare nel suo Marchesato. E di ciò si era sparsa la voce per tutta Roma, che il Papa voleva cacciar di Roma tuti i parenti del Cardinale. Il Cardinale vedendosi così perseguitato, si risolse di manifestare al Papa un eccesso gravissimo, che aveva commesso il Sotto Datario; e la prima volta, che ritornò all’Audienza e che il Papa gli tornò a dire il medesimo, egli rispose, che suo fratello non portava al Sotto Datario se non suppliche meritevoli, ma che Sua Santità avvertisse bene, perché Mascambruno gli faceva segnar suppliche indegnissime, e ciò dicendo si cavò di petto un memoriale, nel quale si conteneva il caso seguente.
In Portogallo un certo Sig.re avendo fatto vestire da fanciulla un ragazzo, l’aveva sposato con le solennità del Matrimonio per mano di un Parrocchiano, ed essendosi scoperta tal cosa, erano stati carcerati tutti tre dai Giudici della Sacra Inquisizione. Ad istanza di questi tali, Monsig. Mascambruno Sotto Datario, fece segnar dal Papa una supplica, nella quale si faceva grazia, che la loro Causa non fosse giudicata dai Giudici della Sagra Inquisizione, ma che fosse rimessa ad un certo Vescovo parente di d.o Sig.re.
Avendo il Papa inteso tal cosa gli dispiacque grandemente, e essendosi certificato, che ciò era la verità, disse a Mascambruno, che lui era stato tradito, e parlò con molto risentimento. Si dice, cha la supplica fu scritta con un titolo falso, che nella sommità del foglio diceva: Dispensa Matrimoniale, e poi che fu segnata dal papa, con le forbici fu tagliata una striscia dove era quel tutolo falso, e vi fu scritto il titolo vero. Il Papa la segnò senza leggerla, credendo secondo il titolo che fosse dispensa lecita e consueta.
Mascambruno ne riportò un donativo di quaranta mila scudi, e vedendo che il Papa ne stava alterato. E temendo che, se lo Spedizioniere che aveva scritta quella Supplica fosse stato preso, potesse nocere a lui (era questi un tal Brogliardelli Genovese, che abitava appresso la Chiesa Nova) se ne andò alle cinque ora di notte a trovarlo a casa e gli portò cinque mila scudi, e gli disse che subito se la cogliesse di Roma. Così lo spedizioniere se ne fuggì, lasciando la moglie con li altri, li quali non molti da poi furono tutti presi e menati in prigione. Furono presi anche molti altri spedizionieri e altri uomini e donne, e ogni giorno se ne menavano carcerati tanti, che si diceva che erano più di cento persone.
Mascambruno ebbe molta comodità di poter fuggire, ma confidando forse troppo di se stesso, o sperando nella benevolenza e grazia del Papa, non seppe farlo, onde fu preso come ho detto il dì 22 di gennaro nel Palazzo della Dataria, e quando gli comparve avanti il Bargello, e gli disse che doveva menarlo nella Carcere, egli voleva in ogni modo andare in abito di prelato, ma non gli fu concesso, e fu menato in carrozza vestito con sottana e mantello come un prete ordinario. E poi che si seppe la sua carcerazione, vennero a Roma li parenti del già morto avvocato Mascambruno, e dissero che non essendo costui del loro sangue, non era conveniente che dovesse apportare infamia alla lor famiglia e però fecero istanza che dovesse nominarsi Francesco Canonici, e non con il cognome di Mascambruno da lui usurpato, e così fu fatto. Vennero poi molte querele di coloro che erano stai aggravati da costui e furono manifestati molti casi nei quali aveva ingannato il Pontefice, facendogli segnare suppliche illecite, e di matrimoni sino tra fratelli e sorelle e altri molti tutti gravi.
Lo spedizioniere genovese, che era fuggito, e non si sapeva dove fosse andato, scrisse una lettera ad un suo amico pregandolo, che gli fosse raccomandata la moglie. Quel tale portò subito la lettera va Monsig. Governatore, e così essendosi saputo, che stava in Genova, mandarono a pregare i Genovesi, che glielo dessero in mano, il che essi non volsero fare.
La prima volta che Mascambruno fu menato avanti al Fiscale per essere essaminato, fece instanza di una delle due cose, o che vi fussero presenti due testimoni, li quali sottoscrivessero a quello che lui aveva deposto, o vero che egli stesso voleva sottoscrivere la sua deposizione, et così fu fatto sempre, che dopo che il Notario haveva scritto le sue risposte, egli le rivedeva, et poi sottoscriveva di sua mano, et lineava tutta la margine della carta acciò che niuno vi potesse aggiungere cosa alcuna, et si mostrò nelle sue risposte tanto accorto, cauto et scaltrito, che faceva stare il Giudice a segno, et vedendosi che il fiscale era insufficiente ad esaminarlo fu levato di offitio, et fatto un altro in suo loco, et quello perché pareva che gli andasse con rispetto, et lo favorisse, gli fu dato un altro Giudice per compagno, il quale fu anch’egli deposto dall’offitio, et cominciò ad esaminarlo Monsig. Governatore istesso, al quale furno aggiunti quattro altri Giudici, dalli quali era rigorosamente essaminato ogni giorno, et durava l’essame gran pezzo, sino a sette, et otto hora continue, et egli stava sempre avvertito nelle sue risposte, che non si lasciava convincere, et essendo interrogato, perché haveva fatto segnare (per esempio) la tal supplica? Rispondeva, che lui non haveva fatto cosa alcuna senza mostrarla prima a Sua Santità, overo rispondeva, domandatene alla Sig.ra D. Olimpia, che vi dirà il perché. Altre volte rispondeva, che lo domandassero al Principe D. Camillo o al Principe Giustiniano, o al Principe Ludovisio, e così non negava di haver fatto quella cosa, ma ne attribuiva la colpa a questi Signori, che potevano commandarli. Un'altra volta domandato perché haveva fatto la tal cosa? Rispose, io non posso dirlo a voi, menatemi avanti al Papa, che ve lo dirò. Con questi modi pareva a lui di non potere essere convinto, et non hebbe altra maggior cosa contro, se non che gli fu menata in faccia la moglie di quello Spedizioniere Genovese, la quale gli disse, che lui di notte era stato a casa sua a trovar suo marito, et gli haveva portato cinque mila scudi, e dettogli, che se ne fuggisse via di Roma. Queste cose, et questo essame si continuava per molti giorni et mesi, nel quale tempo non vi fu inditio di poterli dare alcun tormento come si consuma con i delinquenti carcerati; ma ne anco si arrendeva per i patimenti et strapazzi di una lunga prigionia, poiché stava in secreta, solo, con i ceppi a piedi, mangiava pochissimo, e per forza, non si spogliava, e poi gli aggiunsero le manette alle mani, perché dicevano che si era voluto strozzare da se stesso, et nell’essame stava tante hore in piedi col capo scoperto che era un gran patire, massime in un homo avvezzo a molte commodità.
Fra tanto Monsig. Mascambruno carcerato stava ancora in Segreta et si era ammalato, et per li patimenti era molto trasformato. Con tutto ciò non si arrese mai, ma con l’istesso animo, stava forte, cauto, et avvertito, come haveva fatto sino da principio, a non dir cosa, che li potesse esser di danno. Et essenso interrogato perché aveva fatto segnare alcune suppliche indegne, rispondeva che il Papa prima di segnarle le aveva viste, ovvero diceva, che ne domandassero la causa alli parenti del Papa. Per la qual cosa molti dicevano, che costui sarebbe stato liberato. Altri dicevano che essendo stato quest’uomo confidentissimo del Papa, et domestichissimo dei suoi parenti, et partecipe di gran segreti, bisognava che in ogni modo morisse, perché se rimaneva in vita, essendo stato disgustato, poteva dopo la morte del Papa nocer grandemente alli suoi parenti.
Hora perché chiaramente appariva per più di 30 suppliche, che erano state segnate per mezzo suo degne di severo castigo, onde il Papa diceva di esser stato tradito; ancorché egli non havesse mai confessato di haverle fatte per se stesso, ma per ordine et volontà di chi li poteva comandare; non di meno tutti li Giudici lo dechiarorno degno di morte, conformandosi con molti esempi di casi simili altre volte eseguiti in tempo di Papa Leone Decimo, et altri. Il Papa però volendo che il tutto passasse con ogni equità et raggione, commandò a doi avvocati li quali furono il Boncompagni et il Pasqualone, che lo difendessero. Questi, havendo visto e diligentemente studiato il Processo, il quale era di undici mila fogli, non trovarono cosa per la quale costui meritasse di perdere la vita, ne meno la robba. Laonde in una lunghissima congregazione, che durò otto hora avanti li giudici di questa causa, l’avvocato Boncompagni fece un lungo raggionamneto et disse che la Santità del Papa gli haveva commandato che pigliasse sopra di se la difesa di questa causa e che egli sebbene era povero gentiluomo, haverebbe volentieri pagato 500 scudi del suo per essere libero da un tal peso. Che se egli voleva por mente alla voce del popolo, et al grido universale, facilmente concorrerebbe con gli altri a dire che Mascambruno meritava la morte. Ma che si come coloro li quali per poter scoprire alcuna cosa lontanissima o piccolissima, si servono dell’occhialone il più perfetto, che si possa trovare, così egli poteva dir veramente di haver adoprato l’occhialone, avendo con ogni esquisita diligenza, et attenzione sottilissimamente osservato et considerato tutto il lunghissimo processo, et con tutto ciò non haveva scoperto alcuna cosa, o causa di morte, ne di confiscatione di beni, ma solamente al più di qualche altra pena molto minore, et che di questa sua diligenza et verità egli ne chiamava in testimonio Iddio. Si dice che mentre l’avvocato queste et altre simili parole proferiva, tutti li Giudici si cambiorno di colore in faccia, et Monsig. Farnese Governatore di Roma gli disse, Sig. Boncompagni V.S. in loco di far l’offitio di avvocato, è venuto hoggi a farci una Predica, et ha fatto l’offitio di Predicatore. Replicò l’Avvocato che lui haveva detto il suo senso per la verità, che del resto, se ad essi pareva, che fusse altramente, facessero come gli pareva. Finalmente li Giudici pronuntiorno contro di lui la sentenza capitale conforme, che meritavano li delitti commessi. Che fosse menato per le strade più frequenti di Roma, e che avanti al Palazzo della Dataria gli fosse tagliata la mano destra, e poi menato in Campo de Fiori fosse quivi strozzato dal Carnefice, ovvero gli fosse data la mazzola in testa, e poi fosse appiccato per un piede, e finalmente il suo corpo fosse abbruciato, e le ceneri gettate nel Tevere. Questa sentenza così rigorosa fu moderata che gli fusse solamnete tagliata la testa. Il che fece il Papa per sua benignità et gratia del Principe D. Camillo suo Nepote; overo come dicono per privilegio che hanno li signori Canonici di San Pietro, che se alcuno di loro commettesse qualche delitto, per il quale meritasse qualsivoglia altra sorte di pena grave et ignominiosa, non se gli possa dare altra pena, che di troncarli il capo. Si dice che il Papa ne pianse, perché gli voleva tanto bene, che se non si scoprivano questi suoi demeriti, nella prossima passata Promottione l’haverebbe fatto Cardinale.
A dì 14 Aprile domenica dopo pranzo, Francesco Canonici già Sotto Datario detto Monsig. Mascambruno fu menato in carrozza serrata dalle Carceri di Tor di Nona alla chiesa di S. Salvatore in Lauro per degradarlo dalli Ordini Sacri. Concorse popolo infinito per vederlo, ma tal cerimonia fu fatta a porte serrate. Costui non si credeva mai di dover essere fatto morire laonde diede in una gran smania, e giunto in chiesa cominciò subito ad esclamare che li suoi nemici l’avevano condotto a quel termine; gli fu risposto che non era tempo allora di quelle parole et egli voltandosi a Monsig. Sacrista, il quale fu quello che lo degradò, lo chiamava per testimonio, e consapevole di quante persecuzioni lui aveva avute da chi li voleva male, e disse tanto, et parlò tanto, che fu bisogno di metterli la mordacchia.
Fu poi ricondotto in carcere, dove con gran fatica si ridusse ad accettar la morte volentieri, e disporsi a morire. Fu decapitato avanti giorno, e la sua testa fu la mattina delli 15 aprile esposta in Ponte nel loco dove sogliono esser morti i malfattori, et doppo un hora circa vi fu portato anco il suo corpo vilissimamente vestito in una bara, et accomodatavi la testa, et dopo poco tempo fu la bara portata dentro la cappelletta che sta appresso al Ponte, nella quale si confortano i condannati, et quivi stette serrato sino ad un hora di notte, et poi fu portato via senz’altro lume, che di una sola lanterna, non si sa dove. Questo fu il fine di quest’uomo, il quale da bassi natali giunse alli honori ecclesiastici con gran stima, fasto et vanità et più anco sarebbe asceso se per avarizia non si fusse traviato dal giusto et dall’honesto"".
fine
domenica, luglio 4
Maniera facile per vincere le elezioni.
“Siamo tutti spiati, che i cittadini italiani sono in assoluto i più spiati del mondo e questo non è più tollerabile e più del 95% dei cittadini la pensa come noi e una piccola lobby di giornalisti e di giudici la pensa invece al contrario (…) Stiamo di fronte ad un'informazione schierata a senso unico, che non esita a disinformare e che sostiene addirittura che in Italia non c'è la libertà di stampa”.
Se qualcuno volesse trovare una coerenza nelle parole dell’attuale premier, ebbene non la troverà certo nell’ultima esternazione pubblica.
Ormai gli elettori sono assuefatti, neanche questo parlare sconnesso e contraddittorio li stupisce, sono pronti a rivotarlo. La questione morale è secondaria, gli italiani che eleggono questo uomo, lo fanno principalmente per il desiderio di migliorare la pienezza delle saccocce. Per alcuni è reale, per altri, i più, è una illusione della stessa consistenza dell’etere di cui lo stesso uomo li foraggia nel cervello. Conta poco se è sotto processo, se è accusato di condotta poco chiara e altamente immorale, come si evince dalle intercettazioni, che vuole fare scomparire. Non sono questi gli argomenti sensibili. Agli Italiani elettori suoi, non frega niente che possa essere un ladro, che utilizza lke istituzioni a scopo personale, che abbia amici corrotti e anche mafiosi. Non è una calunnia, è la verità; ma la verità non è richiesta.
Dunque, come si fa a vincere le elezioni? Come si può battere il venditore di sogni (se ancora sarà presente nell’agone politico, entro tre anni al massimo)? Semplicissimo. Ha ragione la Gelmini, che il berlusconismo è una conquista per l’Italia e noi dobbiamo trarne profitto. C’è solo un modo per batterlo … e non è sulla questione morale, per gli italiani elettori di Berlusconi a caval donato non si guarda in bocca, anche se il cavallo è solo stato promesso e mai donato. Chiunque può battere Berlusconi, chiunque, i suoi elettori sono persone di bocca buona, esclusi quelli del suo giro che non hanno alternative per arricchirsi che tenerlo in vita politica. La gran massa che fa vincere le elezioni a Berlusconi è quella che lo vota perché realmente si aspetta qualcosa dalle sue promesse, su quella bisogna puntare. I pensionati berlusconiani. Coloro che non saltano una elezione, il vero ago della bilancia. I pensionati sono la maggioranza degli Italiani, all'interno di questi i berlusconiani sono quelli che non si astengono mai dal voto, lo scambiano quasi come un voto alla Madonna, un dovere. Sempre perché non c'è altri che raccontano balle più grandiose. Perché dietro un amore che si regge sull'utilità, facilmente c'è il rovescio della medaglia. I pensionati berlusconiani, se le cose non andassero più bene per lui, sarebbero i primi ad appenderlo simbolicamnete in Piazzale Loreto. Quelli della Confindustra, in confronto, non contano una emerita mazza, a lui servono per la gestione dei poteri, ma alle elezioni, chi conta sono loro e lui lo sa.
Se io prendessi un tizio qualsiasi per strada, e avessi il potere di presentarlo come portavoce dell’opposizione, e gli dicessi di fare così… lui vincerebbe le elezioni a mani basse. È strafacilissimo basterebbe fare così … È banalmente facile, che quasi quasi offrirei un handicap, per equipararmi alla parte avversa. Magari mi sobbarcherei di qualche peso in più, un po’ di vecchio e sano comunismo italiano, tanto tutti possono entrare con questa vittoria. Silvio ci insegna che anche i vecchi socialisti hanno tranquillamente ripreso i posti alti di Governo, nonostante le monetine. Alé, escludiamo la questione morale, almeno durante le elezioni e giochiamo come loro, peggio di loro, molto peggio, solo così riusciremo a convincere gli elettori berlusconiani, che sono una maggioranza elettrice notevole. Quelli quando vanno alle urne, fanno un peso e pensano: questo che mi dà? E questo? Chi mi dà di più?” Noi noi noi ti diamo di più noooooooiiiiii. La povertà in Italia è la maggioranza. È sufficiente fare una promessa:
Carte, denari, primiera, settebello e scopa in quantità. Vittoria elettorale ad occhi chiusi.
Se qualcuno volesse trovare una coerenza nelle parole dell’attuale premier, ebbene non la troverà certo nell’ultima esternazione pubblica.
Ormai gli elettori sono assuefatti, neanche questo parlare sconnesso e contraddittorio li stupisce, sono pronti a rivotarlo. La questione morale è secondaria, gli italiani che eleggono questo uomo, lo fanno principalmente per il desiderio di migliorare la pienezza delle saccocce. Per alcuni è reale, per altri, i più, è una illusione della stessa consistenza dell’etere di cui lo stesso uomo li foraggia nel cervello. Conta poco se è sotto processo, se è accusato di condotta poco chiara e altamente immorale, come si evince dalle intercettazioni, che vuole fare scomparire. Non sono questi gli argomenti sensibili. Agli Italiani elettori suoi, non frega niente che possa essere un ladro, che utilizza lke istituzioni a scopo personale, che abbia amici corrotti e anche mafiosi. Non è una calunnia, è la verità; ma la verità non è richiesta.
Dunque, come si fa a vincere le elezioni? Come si può battere il venditore di sogni (se ancora sarà presente nell’agone politico, entro tre anni al massimo)? Semplicissimo. Ha ragione la Gelmini, che il berlusconismo è una conquista per l’Italia e noi dobbiamo trarne profitto. C’è solo un modo per batterlo … e non è sulla questione morale, per gli italiani elettori di Berlusconi a caval donato non si guarda in bocca, anche se il cavallo è solo stato promesso e mai donato. Chiunque può battere Berlusconi, chiunque, i suoi elettori sono persone di bocca buona, esclusi quelli del suo giro che non hanno alternative per arricchirsi che tenerlo in vita politica. La gran massa che fa vincere le elezioni a Berlusconi è quella che lo vota perché realmente si aspetta qualcosa dalle sue promesse, su quella bisogna puntare. I pensionati berlusconiani. Coloro che non saltano una elezione, il vero ago della bilancia. I pensionati sono la maggioranza degli Italiani, all'interno di questi i berlusconiani sono quelli che non si astengono mai dal voto, lo scambiano quasi come un voto alla Madonna, un dovere. Sempre perché non c'è altri che raccontano balle più grandiose. Perché dietro un amore che si regge sull'utilità, facilmente c'è il rovescio della medaglia. I pensionati berlusconiani, se le cose non andassero più bene per lui, sarebbero i primi ad appenderlo simbolicamnete in Piazzale Loreto. Quelli della Confindustra, in confronto, non contano una emerita mazza, a lui servono per la gestione dei poteri, ma alle elezioni, chi conta sono loro e lui lo sa.
Se io prendessi un tizio qualsiasi per strada, e avessi il potere di presentarlo come portavoce dell’opposizione, e gli dicessi di fare così… lui vincerebbe le elezioni a mani basse. È strafacilissimo basterebbe fare così … È banalmente facile, che quasi quasi offrirei un handicap, per equipararmi alla parte avversa. Magari mi sobbarcherei di qualche peso in più, un po’ di vecchio e sano comunismo italiano, tanto tutti possono entrare con questa vittoria. Silvio ci insegna che anche i vecchi socialisti hanno tranquillamente ripreso i posti alti di Governo, nonostante le monetine. Alé, escludiamo la questione morale, almeno durante le elezioni e giochiamo come loro, peggio di loro, molto peggio, solo così riusciremo a convincere gli elettori berlusconiani, che sono una maggioranza elettrice notevole. Quelli quando vanno alle urne, fanno un peso e pensano: questo che mi dà? E questo? Chi mi dà di più?” Noi noi noi ti diamo di più noooooooiiiiii. La povertà in Italia è la maggioranza. È sufficiente fare una promessa:
” Il nostro impegno, sarà, subito, quello di raddoppiare le pensioni minime, da un 480 euro al mese a 1000 euro al mese, per tutti quelli che usufruiscono della minima. La nuova minima sarà, quindi mille euro!”
Carte, denari, primiera, settebello e scopa in quantità. Vittoria elettorale ad occhi chiusi.
venerdì, luglio 2
DDL uguale LODO
Il nostro è un paese libero, ancora; poi non so se in futuro, per l’approvazione di alcune strane leggi, sentiremo restringere le libertà. Per ora lo è. Quelle non libere, sono le istituzioni nazionali, occupate da un’anomalia. Il nostro attuale amato presidente del consiglio, non è interessato a privare gli Italiani della libertà, è interessato a non privarsi della propria.
Appena conclusa la terza luna di miele con la sua favorita, stipendio-regalo e biglietto di aereo per lei a spese degli Italiani, nei paesi caldi del sud America, il nostro amato premier, si è chiuso dentro palazzo Grazioli con Alfano e Ghedini. Resasi ormai palese l’impossibilità di approvare prima di agosto il ddl sulle intercettazioni, nell’attesa il suo avvocato ha trovato una toppa: l’estensione del lodo Alfano al presidente del consiglio ed ai ministri. Attualmente esso è limitato al solo Presidente della Repubblica. Il lodo Alfano, a differenza del legittimo impedimento, sospende i processi a carico del rappresentante delle istituzioni. È molto chiaro, questa frenesia di farlo al più presto, come dice Bossi, “Un contentino glielo dobbiamo dare a Silvio!”. Uno si domanda, ma cosa c’entra il ddl con il lodo? Il lodo è la toppa che blocca la falla sino a quando non verrà saldata definitivamente con il ddl sulle intercettazioni. Tutto ciò deve avvenire prima di agosto, perché in autunno le procure saranno sul piede di guerra, con prove, con strumenti efficaci, cose che noi umani non conosciamo, ma lui, il nostro amato presidente sa, ecco perché l’urgenza del ddl, ecco perché ora, di nuovo è uscito il lodo Alfano. Noi non ne sappiamo niente e niente ne dovremo sapere, grazie alla legge sulle intercettazioni; nel frattempo, il lodo congelerà i processi e con essi le prove, anche intercettazioni, di cui i magistrati sono in possesso. Con la nuova legge, approvata senza frenesia, verranno distrutte tutte queste prove, e negate le future intercettazioni. Poi, un giorno, se Dio vorrà, quando il nostro amato premier, sarà libero da ruoli istituzionali, se non sarà già morto, il che è più probabile, riprenderanno i processi a suo carico, molto depotenziati, senza prove concrete, e finalmente il nostro amato per semprepremier avrà la sua assoluta ed agognata libertà definitiva.
Appena conclusa la terza luna di miele con la sua favorita, stipendio-regalo e biglietto di aereo per lei a spese degli Italiani, nei paesi caldi del sud America, il nostro amato premier, si è chiuso dentro palazzo Grazioli con Alfano e Ghedini. Resasi ormai palese l’impossibilità di approvare prima di agosto il ddl sulle intercettazioni, nell’attesa il suo avvocato ha trovato una toppa: l’estensione del lodo Alfano al presidente del consiglio ed ai ministri. Attualmente esso è limitato al solo Presidente della Repubblica. Il lodo Alfano, a differenza del legittimo impedimento, sospende i processi a carico del rappresentante delle istituzioni. È molto chiaro, questa frenesia di farlo al più presto, come dice Bossi, “Un contentino glielo dobbiamo dare a Silvio!”. Uno si domanda, ma cosa c’entra il ddl con il lodo? Il lodo è la toppa che blocca la falla sino a quando non verrà saldata definitivamente con il ddl sulle intercettazioni. Tutto ciò deve avvenire prima di agosto, perché in autunno le procure saranno sul piede di guerra, con prove, con strumenti efficaci, cose che noi umani non conosciamo, ma lui, il nostro amato presidente sa, ecco perché l’urgenza del ddl, ecco perché ora, di nuovo è uscito il lodo Alfano. Noi non ne sappiamo niente e niente ne dovremo sapere, grazie alla legge sulle intercettazioni; nel frattempo, il lodo congelerà i processi e con essi le prove, anche intercettazioni, di cui i magistrati sono in possesso. Con la nuova legge, approvata senza frenesia, verranno distrutte tutte queste prove, e negate le future intercettazioni. Poi, un giorno, se Dio vorrà, quando il nostro amato premier, sarà libero da ruoli istituzionali, se non sarà già morto, il che è più probabile, riprenderanno i processi a suo carico, molto depotenziati, senza prove concrete, e finalmente il nostro amato per semprepremier avrà la sua assoluta ed agognata libertà definitiva.
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