Esce in ritardo la versione dvd di Circus Roma, film di Carlo Verdone del 2011, una delle pellicole più riuscite del cineasta attore romano. Meglio tardi che mai. Nel dvd sono aggiunti alcuni minuti di girato, tagliati nella versione da sala e gli immancabili backstage, un film nel film, per la cura degli animali. Riproponiamo la recensione all'uscita del film, Natale 2011.
Circus Roma- grande ritorno di Carlo Verdone al suo miglior cinema di sempre.
A differenza dei due film omonimi, quello americano e il più recente bosniaco Cirkus Columbia, dove il circo è solo nel titolo,
in questo film il circo si vede, eccome...
Finalmente Verdone si discosta dal solito ruolo di borghese romano depresso, declinato in tutte le sue varianti,
che con tutta sincerità ci aveva già da tempo triturato e consumato les balls.
Un ritorno al passato? Non proprio, se nei film come viaggi di nozze, i trasformismi istrionici,
erano a servizio dei singoli personaggi, in questo film sono tutti per un solo personaggio,
che si camuffa per necessità, una macchietta consapevole.
La storia prende spunto da un vero fatto di cronaca, accaduto pochi anni fa:
un impresario di un piccolo circo locale, oberato dai debiti, non
potendo più sostenere le spese, liberò gli animali esotici nella
periferia sud di Roma.
Andre Vitale, il proprietario di un piccolo e sgangherato circo locale,
cerca di portare avanti, con mille difficoltà, l' antica e gloriosa
tradizione di famiglia. Tra animali reali e animali di varia umanità, si
snoda una vicenda tra il divertente e il malinconico; il vecchio zio
clown che un tempo remoto formava duetto di fama mondiale con il padre
di Vitale, i fratelli vitali, , sembra la maschera triste di Buster
Keaton."Io dopo lo spettacolo comico de mi' zio me devo pija' un
antidepressivo";
nani e ballerine avanti negli anni che vengono sostituite ma non
licenziate con delle ex partecipanti al GF in rovina; gli abitanti del
circo hanno una vita esterna, un loro doppio, che sebbene Verdone
abbozzi soltanto, ci fa intuire i diversi impatti di ciascuno in una
metropoli caotica e la sua periferia.
Vitale si rende conto di non riuscire a sostenere i debiti e cerca di salvare il salvabile.
Per non farsi confiscare gli animali, il piccolo zoo è il principale
bene di sostentamento del circo, decide di nasconderli da amici e
parenti, distribuendoli tra la periferia e la (ex) gloriosa Campagna
romana, un arguto modo per visionare e registrare le trasformazioni
subite nell' Agro romano. Vitale decide che i pavoni della povera zia
Clara, piuttosto che finire arrosto per gli strozzini, si mettano in
libertà. Lo zio si ricorda di un luogo idilliaco nel profondo selvaggio
del paesaggio romano; ma arrivati a destinazione ci trovano enormi
comprensori edilizi, circondati da terra arida. "Anche qua, zio, se so'
allargati" "Peccato, mi sembra ieri che ce venivo a prendere le cicorie
co' tu padre e nonna" "Nonna?" "Nonna mia" "Ahhh!" "E allora, ce resta
solo una cosa... " "No... dichi, zi' ?!?" I pavoni della povera zia
Clara finiscono a spiedino in una grande tavolata tra circensi.
L'elefantessa Nonna Sabella con oltre cento anni di età, viene messa a
pascolare con le bufale: "Siamo sicuri che non vengono a fare
ispezioni?" "Te l'ho detto- dice l'allevatore- qua non viene nessuno.
Hanno paura delle scorie radioattive... a proposito ecchite le
mozzarelle che ti avevo promesso" ; lo scimpanzé conte Oliver, che a
dire di Vitale è il fratello giovane di Cita, trova un improbabili
alloggio; il coccodrillo Mississipi viene messo in una marana: "È il suo
ambiente naturale", dice il proprietario, "E se qualcuno si fa un
bagno?" "Ma chi? In questa fogna?! e anche se fosse, prima che er
coccodrillo lo mozzica, quello già more avvelenato" "Allora anche
Mississipi..." "Noo, lui trattene er respiro..."
Il circo diventa un'isola protetta in una città incomprensibile e
aggressiva, il capovolgimento dell' osservatore. È un pretesto per
guardare la società romana, da un punto di vista distaccato. Le persone
del circo sono i veri spettatori del mondo che li circonda.
Bella la scena a Roma quando Verdone-Vitale seduto ad un tavolino con la
compagna, osserva con una lunga e ampia carrellata le scene di varia
umanità che lo circondano, comprensive dei loro colori e rumori:
"Sarà... a me questa sembra tutta una finzione, il mondo reale io lo
trovo dentro il circo".
Vitale diventa il mattatore della storia, il circo vero lo fa fuori e
dentro il tendone (giallorosso per un ovvio motivo), con i suoi
trasformismi, quando per sfuggire ai creditori, si traveste nei più
svariati personaggi dell' arte circense. Una volta è il forzuto, una
volta il domatore che per non svelarsi agli ufficiali giudiziari è
costretto ad entrare nella gabbia delle tigri, poi il trapezista con gli
esiti che si possono immaginare. E infine il clown con lo zio, quasi a
riformare l'antica coppia, una finzione costretta che avrà un esito non
previsto. Vitale scopre di fare ridere il pubblico dei bambini,
distratti finalmente dalle loro nintendo, giunti con una scolaresca in
un ultimo spettacolo gratuito organizzato dalla sua compagna, una
insegnate elementare totalmente estranea al mondo del circo. "Zio, ma
stanno ridendo?" "E certo, i bambini ridono, con quella faccia da
bamboccione che ti ritrovi!". Forse il circo fallirà ma le risate di
quei bambini lo allieteranno per una speranza di un futuro migliore.
Con qualche delicato e centrato omaggio al grande cinema di genere, da
Chapline a Fellini , sincero e spontaneo, un eccellente Verdone, che
oltre a far riflettere fa anche sorridere con piacere emotivo, degno
della migliore commedia dei maestri Monicelli e Risi, da non perdere .
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