giovedì, dicembre 29

Circus Roma - grande ritorno di Carlo Verdone al suoi miglior cinema di sempre




 A differenza dei due film omonimi, quello americano e il più recente bosniaco Cirkus Columbia, dove il circo è solo nel titolo,
in questo film il circo si vede, eccome...
Finalmente Verdone si discosta dal solito ruolo di borghese romano depresso, declinato in tutte le sue varianti,
che con tutta sincerità ci aveva già da tempo triturato e consumato les balls.
Un ritorno al passato? Non proprio, se nei film come viaggi di nozze, i trasformismi istrionici,
erano a servizio dei singoli personaggi, in questo film sono tutti per un solo personaggio,
che si camuffa per necessità, una macchietta consapevole.
La storia prende spunto da un vero fatto di cronaca, accaduto pochi anni fa:
un impresario di un piccolo circo locale, oberato dai debiti, non potendo più sostenere le spese, liberò gli animali esotici nella periferia sud di Roma.
Andre Vitale, il proprietario di un piccolo e sgangherato circo locale, cerca di portare avanti, con mille difficoltà, l' antica e gloriosa tradizione di famiglia. Tra animali reali e animali di varia umanità, si snoda una vicenda tra il divertente e il malinconico; il vecchio zio clown che un tempo remoto formava duetto di fama mondiale con il padre di Vitale, i fratelli vitali, , sembra la maschera triste di Buster Keaton."Io dopo lo spettacolo comico de mi' zio me devo pija' un antidepressivo";
nani e ballerine avanti negli anni che vengono sostituite ma non licenziate con delle ex partecipanti al GF in rovina; gli abitanti del circo hanno una vita esterna, un loro doppio, che sebbene Verdone abbozzi soltanto, ci fa intuire i diversi impatti  di ciascuno in  una metropoli caotica e la sua periferia.
 Vitale si rende conto di non riuscire a sostenere i debiti e cerca di salvare il salvabile.
Per non farsi confiscare gli animali, il piccolo zoo è il principale bene di sostentamento del circo, decide di nasconderli da amici e parenti, distribuendoli tra la periferia e la (ex) gloriosa Campagna romana, un arguto modo per visionare e registrare le trasformazioni subite nell' Agro romano. Vitale decide che i pavoni della povera zia Clara, piuttosto che finire arrosto per gli  strozzini, si mettano in libertà. Lo zio si ricorda di un luogo idilliaco nel profondo selvaggio del paesaggio romano; ma arrivati a destinazione ci trovano enormi comprensori edilizi, circondati da terra arida. "Anche qua, zio, se so' allargati" "Peccato, mi sembra ieri che ce venivo a prendere le cicorie co' tu padre e nonna" "Nonna?" "Nonna mia" "Ahhh!" "E allora, ce resta solo una cosa... " "No... dichi, zi' ?!?" I pavoni della povera zia Clara finiscono a spiedino  in una grande tavolata tra circensi.   L'elefantessa Nonna Sabella con oltre cento anni di età, viene messa a pascolare con le bufale: "Siamo sicuri che non vengono a fare ispezioni?" "Te l'ho detto- dice l'allevatore- qua non viene nessuno. Hanno paura delle scorie radioattive... a proposito ecchite le mozzarelle che ti avevo promesso" ;  lo scimpanzé conte Oliver, che a dire di Vitale è il fratello giovane di Cita, trova un improbabili alloggio; il coccodrillo Mississipi viene messo in una marana: "È il suo ambiente naturale", dice il proprietario, "E se qualcuno si fa un bagno?" "Ma chi? In questa fogna?! e anche se fosse, prima che er coccodrillo lo mozzica, quello già more avvelenato" "Allora anche Mississipi..." "Noo, lui  trattene er respiro..."
Il circo diventa un'isola protetta in una città  incomprensibile e aggressiva, il capovolgimento dell' osservatore. È un pretesto per guardare la società romana, da un punto di vista distaccato. Le persone del circo sono i veri spettatori del mondo che li circonda.
Bella la scena a Roma quando Verdone-Vitale seduto ad un tavolino con la compagna, osserva con una lunga e ampia carrellata le scene di varia umanità che lo circondano, comprensive dei loro colori e rumori: "Sarà...  a me questa  sembra tutta una finzione, il mondo reale io lo trovo dentro il circo".
  Vitale diventa il mattatore della storia, il circo vero lo fa fuori e dentro il tendone (giallorosso per un ovvio motivo), con i suoi trasformismi, quando per sfuggire ai creditori, si traveste nei più svariati personaggi dell' arte circense. Una volta è il forzuto, una volta il domatore che per non svelarsi agli ufficiali giudiziari è costretto ad entrare nella gabbia delle tigri, poi il trapezista con gli esiti che si possono immaginare. E infine il clown con lo zio, quasi a riformare l'antica coppia, una finzione costretta che avrà un esito non previsto. Vitale scopre di fare ridere il pubblico dei bambini, distratti finalmente dalle loro nintendo, giunti con una scolaresca in un ultimo spettacolo gratuito organizzato dalla sua compagna, una insegnate elementare totalmente estranea al mondo del circo. "Zio, ma stanno ridendo?" "E certo, i bambini ridono, con quella faccia da bamboccione che ti ritrovi!". Forse il circo fallirà ma le risate di quei bambini lo allieteranno per una speranza di un futuro migliore.
Con qualche delicato e centrato omaggio al grande cinema di genere, da Chapline a Fellini , sincero e spontaneo, un eccellente Verdone, che oltre a far riflettere fa anche sorridere con piacere emotivo, degno della migliore commedia dei maestri Monicelli e Risi, da non perdere .

mercoledì, dicembre 7

Quartier lointain




segue comment



Meglio non vederli certi film? perché sono fatti con tale eleganza,
tale delicatezza che restano a lievitare per giorni nel nostro animo, producendo un vago
senso di malinconia. La trama è semplice quanto abusata, un uomo, di 50 anni,
si vede catapultato nell'età dell'adolescenza, per rivivere il tempo che fu, ma con
la consapevolezza di un adulto che sa quello che accadrà. Così ritrova i suoi compagni
di scuola, gli insegnati,anche loro più giovani del suo presente futuro, su tutti ritrova
la giovane madre, venuta a mancare troppo presto, e un padre che, a tempo debito,
avrebbe abbandonato la famiglia, senza un apparente motivo, per non tornare mai più.
Il film è tratto da un manga giapponese, molto noto, ed è riproposto in terra di Francia,
mantenendo inalterati i sentimenti, per certi aspetti divers, tra le due culture.
L'opportunità che è data al protagonista è quella di capire perché il padre li abbandonò.
Una spiegazione che si svelerà nel corso della storia, o forse, secondo la spiritualità
orientale, da sottintendere più che comprendere.
Struggenti i continui abbracci che il ragazzo (memore del futuro) riserva alla madre,
sorpresa e sorridente di tali slanci d'affetto, non consoni ad un adolescente.
Da vedere, senza dubbio.

martedì, dicembre 6