martedì, maggio 15
To Rome with pajata
Già dalle prime battute del film romano di Allen, si può notare un certo
 pressapochismo di sceneggiatura . La 
studiosa dell'arte americana di NY che non sa leggere la cartina della 
città per trovare la fontana di Trevi,  cambiare mestiere? Ha bisogno, l'analfabeta ,  di una persona locale, che le indichi la strada, a Roma, 
sulla mappa, manco fosse la casba tunisina scritta in arabo antico. E 
questo romano dice, per coincidenza, che va sempre a New York per 
lavoro; domanda chiamata: che lavoro fai? risposta ovvia. Uno che si 
muove tra Roma e NY per lavoro, che può fare naturalmente, il  manager? 
l' interprete, l'architetto, l' artista, lo stagista,  chimico, fisico, 
 pubblicista, cuoco? No, fa l'avvocato, una delle professioni più 
radicate nel territorio nazionale, dopo il politico e il papa. Altro 
festival delle coincidenze, un famoso architetto americano gira per 
Trastevere in una passeggiata della memoria, quando incrocia uno 
studente di architettura che lo riconosce, e che senza una ragione gli 
spiattela in che via abita, guarda caso la stessa in cui il famoso 
architetto aveva vissuto da giovane; per precisione, però, c'è da dire che una ragione c'è e si svelerà storia facendo. Luoghi comuni su Roma fermi agli anni 50 e un Woody 
Allen che recita in fase di digestione pajata.
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2 commenti:
Me sa che 'sto firme de Allen è mejio nun annallo a vede'.
Grazie della recensione,
aldo.
Ciao Fabio.
Gli altri difetti? Ai posteri l'ardua sentenza.
Un caro saluto,
aldo.
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