domenica, febbraio 7

Nella pila del a

In adempienza ad una opaca decisione, presa senza alcuna riserva per gli esiti incerti, si catapultarono sulla strada polverosa, in un'alba gelida e nebbiosa. Da un lato e l'altro campi, e più lontano isolati casolari con qualche rado albero in adorno.
"Cazzo, Berto, che ci coltivano in questo fango? "
"Patate!"
"Solo?"
-Patate, patate...
I tre si tiravano i baveri e le maniche per il freddo, si incassavano la testa nel cappotto.
"Che strada di merda"
-Qui ci passano solo vacche.
-E si vede...
Un  rumore che ronzava già nell'aria ora si palesava nella figura di un trattore che proveniva dalla parte opposta.
"Se dice qualcosa, zitti, parlo io." I due annuirono. Al passaggio del trattore, si misero al margine, uno dietro l'altro. Il rustico se li scrutò con un'espressione quasi allarmata. Non era rassicurante vedersi spuntare tra la nebbia nella fioca luce del mattino tre individui a piedi, vestiti in modo insolito,  su un tratturo nel bel mezzo del nulla.
Stava lì lì per dire qualcosa, ma per non svegliare azioni imprevedibile, preferì tacere e tirare avanti.
"Che dite? Stiamo facendo bene?" Gli altri due non risposero. "Ooh?!"
"E non lo so!" , fece Berto un po' stizzito, "Ne abbiamo parlato, facciamolo e basta, ormai..."
"Ormai? Che significa, ormai? Allora non sei convinto?" Silenzio "Ooh, non sei convinto?"
"Non lo so, ti ho detto, che vuoi?"
"E tu, Nico?"
Nico scosse la testa.
Saverio fece un profondo respiro e scosse anche lui la testa, sconfortato, e incominciò a bassa voce un rosario di bestemmie.

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