martedì, ottobre 23

Una faccenda mutuata dalla cunzia

piccola premessa
questa storia nasceva come racconto ma poi mi stancai e, avendo tutto già tutto in mente, la conclusi come mezzo soggetto per un ipotetico film. Solo due persone l'hanno letta: una mia carissima amica e (forse) un regista e attore pugliese, al quale alla fine di una sua conferenza gli passai un foglietto, con su scarabocchiata una email incomprensibile.
Ma in verità a me sembra tagliata per due attori che si sono già cimentati insieme in un film di Scola: "Concorrenza sleale", Castellitto e Abatantuono. Il primo lo vedrei come Marcolando, il secondo come il barone. Giudicate voi.

Una faccenda mutuata dalla cunzia

“Ha costruito per far qualcosa, per ottimizzare al suo fisico quello che gli sta intorno. Ma perché un raggio isolato va ad accendere quell’unico paesino incastonato nella penisola, affacciato sul Mediterraneo? Un caso. Eppure simili amenità sono l’essenza delle sue ragioni. Fare e pensare per riformattare il mondo, poi ritornare a pensare su questa impalcatura, continuare a pensare e costruire ancora impalcatura sopra impalcatura. Sino a quando la già vecchia verità diventa invisibile. E la nuova verità, che è già antica, diventa la verità. Ma c’è mai stata una verità?”
Il vecchio Marcolando non lo aveva mai detto a nessuno; aveva continuato la sua modesta esistenza aspettando quel raggio di sole che una volta veniva e una volta no ma sempre sospirando dinanzi al cielo che nulla ha veramente un senso, nel senso di verso, cioè che non c’è nulla in cui possiamo riporre la certezza che sia nel verso giusto. Il sole che spuntasse o meno non aveva importanza così come il suo insolito nome, Marcolando si limitava a dire ai suoi compaesani che nel paese dei pazzi il savio è il vero pazzo. Su tutto si può trovare una ragione e tutto è possibile, anche che un pazzo diventi il capo di una nazione e che la strage di innocenti inermi sia giustificabile e che la vita abbia un senso, ma chi, cosa ci dice che quello sia il senso, nel senso di verso, giusto?
Marcolando non era nato contadino, aveva fatto studi di avvocatura e per un paio di decenni esercitato. La verità dell’avvocato è una ricostruzione finalizzata, sul codice penale e civile. Marcolando decise di raccontare l’indicibile e per questo aveva lasciato la professione. Ma era difficile, tanti titoli, tante stesure e lui intanto diventava vecchio. Poi ebbe una trovata: prima avrebbe scritto senza dare un senso alle cose, poi lo avrebbe cercato, come succede nella vita. A incominciare dal titolo che in fondo non significava nulla. Eppure tutto si può vestire di significato perché è l’uomo l’artefice del suo destino. Poiché il verso giusto non esiste, ogni frase è buona per acquisire un significato apparentemente sensato.
Il costruttore era il ricco proprietario terriero, vero padrone del paese e di quasi tutte le terre circostanti. Aveva costruito la sua dimora in faccia al mare per cogliere quel raggio di sole; ma una casupola rurale su uno dei rari fazzoletti di terra ancora non suoi, catturava il raggio per prima lasciando alle spalle un cono d’ombra che finiva giusto nello studio del barone. Non che il palazzo fosse mal esposto: la mattina si svegliava accarezzato dal sole e tutte le camere si inondavano di luce. Era solo nello studio la pecca, lì il barone passava quasi tutta la giornata e quando il sole si poneva nella giusta posizione per entrarvi di slancio ecco la casetta pararsi davanti. Il barone, scurito dall’ombra e dalla stizza, era costretto ad accendere i lumi. Mentre Marcolando si godeva il sole pomeridiano in una sedia a dondolo con le gambe distese su uno sgabello, senza aver mai cercato il sole. Perché era lui l’abitante di quella casetta. Il barone aveva persino querelato l’architetto che gli aveva progettato il palazzo e l’architetto si era difeso, anzi si era fatto difendere dall’unico avvocato che si era sentito di difenderlo, Marcolando, l’ultima causa prima di ritirarsi. La potenza del barone si era manifestata, nonostante la calda arringa di Marcolando, l’architetto aveva perso la causa ed era stato costretto a rimettere il settanta per cento della parcella, che neanche era stata pagata. Poco male, Marcolando continuava a godere del sole, a scrivere sotto la luce naturale il suo strano libro: “Una faccenda mutuata dalla cunzia”.
La vittoria di Pirro del barone non era bastata a quietarlo. Quel cono d’ombra che si presentava tutti i sacrosanti giorni nel suo studio lo inferociva e se ne stava quasi prendendo una malattia. Quando il sole rifaceva capolino nello studio era già spento di un rosso cupo di tramonto e in pochi minuti scivolava dietro la montagna. All’inizio il barone si rendeva conto che quella situazione era scaturita solo da un increscioso incidente ma in seguito, con la bile salita al cervello, aveva individuato in Marcolando la causa del suo guaio; come se l’avvocato avesse costruito lo propria dimora prima della sua. Marcolando godeva di questa situazione di vantaggio e non lo nascondeva; sebbene lui simulasse dispiacere e rincrescimento, il barone sentiva di essere canzonato, Marcolando lo stuzzicava.
Comunque i dissapori nascevano da lontano…

La visita del barone

Marcolando con lenta e impeccabile precisione stirava i pantaloni nella prima stanza dell’ingresso. Di tanto in tanto alzava lo sguardo verso il sentiero che portava su alla casa. Una figura nera, imponente si muoveva intenta a guadagnare faticosamente la salita. Marcolando spostò la tendina, era il barone avvolto nel suo mantello nero. Si disegnò sul suo volto un’espressione compiaciuta.
Un momento fermo ad attenderlo, poi gli balenò in testa una scena e assicuratosi che la porta d’ingresso fosse ben aperta, era sempre aperta, si fiondò a grandi salti sul terrazzo, sistemò la sedia reclinabile in direzione del sole e si sdraiò in attesa.
Il barone bussò e chiese permesso. “Avanti”, sospirò Marcolando con una voce teatralmente stanca e riposata, “sono in terrazza, venite pure”. Chiuse gli occhi e rilassò tutti i muscoli. Sentì il fruscio del pastrano del barone avvicinarsi, non mosse un dito. Qualche secondo in attesa: “Allora, avvocato…”, trovarlo in quella placida posizione indispose il barone. Ancor di più quando Marcolando gli rispose senza aprire gli occhi, con palese finta sorpresa: “Ah, è lei barone…”, e giù un sospiro. “Avvocato…”, il barone si pose avanti la sdraio, ombreggiandogli con la sua mole. “Barone…si sposti…mi fa ombra”.

“E’ proprio di questo che sono venuto a parlarle”.

Marcolando aprì gli occhi mettendo una mano sulla fronte, la sagoma del barone in controluce lo sovrastava: “In che senso?”

“Nel senso che dobbiamo risolvere questo problema”

“Quale problema, io non ho nessun problema”

“Ma ce l’ho io!”
Marcolando sbuffò, quello che doveva essere un accenno di riso, scuotendo in su la testa, per far intendere la sua completa indifferenza a questa faccenda.

“Avvocato”, il tono aveva la parvenza di una minaccia, “dobbiamo venire a capo di una soluzione".

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(gli offre molto denaro per abbattere la casupola, la vecchia e cadente dimora dei genitori, promettendogli una splendida villa alle porte del paese ma l’avvocato rifiuta (“quanto può valere il sole?”). La moglie di Marcolando litiga con lui. Il barone e l’avvocato sono sempre stati antagonisti, l’avvocato ha spesso difeso i contadini dai soprusi e le prepotenze del barone. Il più delle volte l’avvocato ha perso le cause perché il barone prezzolava i giudici giurati e testimoni. Ora per l’avvocato questa è una rivincita.
Dopo una serie di rocambolesche vicende con screzi anche infantili da entrambe le parti (per esempio, un giorno il barone conta i pochi secondi che il sole ci impiega per illuminare lo studio prima di calare, ma si accorge che l’oscurità arriva prima perché Marcolando si frappone e la sua ombra entra nello studio, provocando un attacco isterico al barone, non compreso dalla sua famiglia). Ma alla fine Marcolando viene messo alle strette. E’ costretto ad abbattere la casa per pagare gli infiniti debiti cadutigli improvvisamente, per recuperare la moglie che non intendendo il suo orgoglio, che lo sta portando alla rovina, lo lascia. Con la rabbia in corpo va a trovare il barone proprio nell’attimo in cui il sole per la prima volta, senza ostacoli sta entrando nello studio. Il barone è seduto alla scrivania con le mani appese al panciotto in agognante attesa di essere accarezzato dal raggio di sole. Zittisce con una mano l’ira fremente di Marcolando che quasi fosse al cospetto di un evento miracoloso, di un rito sacro si blocca anch’egli in attesa. Ma…nel momento in cui la luce colpisce il barone, questi ha un infarto, agonizza con gli occhi sbarrati. Sarà proprio Marcolando a salvargli la vita.)

Nota: la frase all’ inizio del racconto è virgolettata perché è l’arringa di Marcolando nella causa di difesa dell’architetto


231 commenti:

«Meno recenti   ‹Vecchi   201 – 231 di 231
cecy ha detto...

ma quest'anno eterosessuali non ne voglio??? naturalmente niente contro i gay

cecy ha detto...

cmq cattaneo a music farm mi stava simpatico!

Lindylinda ha detto...

Angie.. non conosco a fondo Cattaneo.. ma a Music farm non mi è piaciuto molto....


.. hihi!! Credo che in 3 abbiamo gusti piuttosto diversi l'una dall'altra!!!!!

VENTURA, DEFILIPPI E CATTANEO!!!!









.. ok.. son di certo la peggiore!!!!

cecy ha detto...

torno fra poco

angie ha detto...

Tanto per essere chiari: a me la Ventura piace, impalerei la Defilippi e se il mondo della tv fosse pieno di ghei allora la guarderei sempre.

angie ha detto...

Dimenticavo: dalla lista ghei togliete Carlo Rossella, non lo posso vedere.

Lindylinda ha detto...

Mercoledì al via l'iter parlamentare con l'audizione in commissione Cultura
«No ai bavagli, i blogger stiano tranquilli»
Il sottosegretario Levi: le nuove norme sulla registrazione riguardano solo editori e giornali online

ROMA - Con l'audizione nella commissione Cultura della Camera del sottosegretario alla presidenza del Consiglio e autore del testo, Ricardo Franco Levi, si apre mercoledì pomeriggio l'iter parlamentare del disegno di legge sull'editoria. Un ddl che ha fatto discutere, in particolare per l'intento di mettere delle limitazioni alla libertà di espressione di blog e siti individuali. Una circostanza, questa, che lo stesso Levi punta subito a smentire.

Il mondo dei blogger ha lanciato segnali di allarme…..
«La legge è una legge che intende regolare il mercato dell’editoria - spiega il sottosegretario in questa intervista rilasciata all'agenzia di stampa Agr - e dunque si rivolge agli operatori del mercato dell’editoria, tutti quelli che professionalmente producono giornali, riviste, libri e dunque esclude, per definizione, i blog o i siti individuali che non sono oggetto della nostra legge. Questo è stato chiaro fin dall’inizio, visto che però c’è stata qualche preoccupazione in materia e c’è qualche margine di ambiguità possibile nella legge, io già fin da domani nel mio primo incontro con la Commissione proporrò un’aggiunta alla legge che chiarisca fino in fondo che in questa legge non ci si occupa dei blog».

Chi allora ha l'obbligo di registrazione nel Roc?
«Solo gli operatori professionali, quelli che svolgono come mestiere quello dell’attività editoriale. Il senso della legge per quanto riguarda Internet è quello di estendere ai giornali pubblicati su Internet le regole per i giornali pubblicati sulla carta stampata».

Quindi le preoccupazioni per chi ha un blog privato non esistono?
«Non esistono nella maniera piu’ assoluta. Possono stare non tra due ma tra dieci guanciali».

Riforma del settore, contributi diretti all’editoria contenuti in finanziaria e agevolazioni postali. Il dibattito è animato e molte preoccupazioni sono state sollevate sia dagli editori che dai giornalisti…
«Dai tantissimi incontri che ho avuto non mi sento di dire che ci siano polemiche particolari intorno al disegno di legge, direi anzi che è stato un ddl molto dibattuto, molto preparato e sul quale c’è una buona disponibilità parlamentare alla discussione. Il problema delle risorse non è un problema del ddl ma del bilancio dello stato e della cifra che è scritta e che per ora è al di sotto di quelle che sono le esigenze di spesa per l’editoria, sono quindi due cose distinte e separate. Il ddl è un progetto di riforma strutturale del mercato dell’editoria, altro problema è quello delle risorse che l’anno prossimo sono disponibili per gli aiuti pubblici, due binari che devono essere coerenti l’uno con l’altro ma deve essere chiaro che sono due partite diverse».

Capitolo spinoso è anche quello delle agevolazioni postali agli editori, con tagli previsti in un regime delle poste che è ancora di monopolio.
«Nel disegno di legge il problema di come lo Stato interviene per sostenere le spedizioni in abbonamenti postali, sapendo che in tutto il mondo sono regolati con tariffe diverse da quelle ordinarie, nel ddl questo tema viene affrontato in modo molto preciso e con assoluta coerenza rispetto a quelle che sono le indicazioni della nostra autorità Antitrust e quelle giunte dalle autorità europee, nella previsione e nella prospettiva di una completa liberalizzazione del sistema postale. Per cui continueremo a sostenere il mondo dell’editoria, e gli abbonamenti in modo particolare, evitando i problemi del vecchio sistema che di fatto era incentrato sul monopolio delle poste».


Viste le polemiche e gli interessi in gioco prevede vita dura per il ddl nel suo prossimo iter in Parlamento?
«I passaggi parlamentari sono veri e autentici momenti di riflessione sui testi di legge che hanno un’occasione per essere studiati e approfonditi e, dove necessario, migliorati. Credo ci siano tutte le condizioni per un proficuo e utile passaggio parlamentare».

Lindylinda ha detto...

Ma perchè.. Rossella è omosessuale??


Noon lo sapevo!!!!

A me sinceramente se uno è gay o no, non me ne frega nulla... ma come non reggo le donne che fanno le vamp, o gli uomini che fanni i machi a dismisura tipo ce l'ho solo io, non reggo nemmeno i gay che vogliono a tutti i costi fare le "dive".. Non mi paicciono gli eccessi, ecco..


.. e con questo.. APERITIVO!!!!!!!

angie ha detto...

giu' le mani dal negroni!

angie ha detto...

mmm...domanda: qualcuno mi può spiegare perchè ho la portineria invasa dagli indiani?

ma porca pupazza, ne vedremo si e no 15 all'anno se va bene e me li devo curare tutti io?

ma allora ditelo che è una congiura!

maledetti brahma, shiva e visnù!

angie ha detto...

Ah Cecy, per quando torni: mi sono dimenticata di dirti una cosa.
Io non commento mai nel blog rosa sbiadito, però vado a leggermi i post e i commenti soprattutto, perchè c'è sempre un intervento ficcante del mio Vate.
Oggi non ho resistito alla tentazione perchè ieri aveva scritto: "e oggi qui si fa festa", e dopo due giorni c'erano 5 commenti in croce.
La cosa mi ha fatto scompisciare dalle risate...

hihihihi...dici che sono stata troppo cattiva?

Anonimo ha detto...

c'è qualcuno?

angie ha detto...

ammore, mi sa che sei già andato via...

baciotti sparsi va!

Anonimo ha detto...

no no ci sono ancora angiska...


mi sa che oramai dormo qui dentro...

Lindylinda ha detto...

tOPOLINO.. sei lì???

Lindylinda ha detto...

Non c'è nessuno????

Lindylinda ha detto...

va bè..


Ho appena sentito il tg.. mamma mia.. neanche i soldi fanno la felicità uìin certi momenti..

Jovanotti che va a riconoscere il fratello morto carbonizzato ieri sull'ultraleggero schiantato.. la Nicoletta Mantovani che ha la sclerosi multipla..



.. e ora vorrei davvero che Vespa facesse un'altra puntata di Porta a Porta e richiamasse tutte quelle iene frigide che all'indomani della morte del Maestro stavano da lui a recriminare l'avidità della seconda moglie.....


.. se la gente se ne stesse un po' zitta a volte.....

Lindylinda ha detto...

.. e ora vi saluto.. lascio la porta accostata per chi passa poi a dare la doppia mandata!!!


Un grazie al padrone di casa che ci allieta sempre con bei racconti .. e un bacillo a chi passa!!!

Anonimo ha detto...

noooooooooooo ,...che peccato...


balua ti ho mancato per un minuto...
vabeh.vado a casa....


ci si legge domani...baci a tutti,belli e brutti.....

cecy ha detto...

non c'è più nessuno???


angie a me ha fatto morire dal ridere il tuo messaggio ecco perchè l'ho riportato

balua ho sentito anche io di jovanotti, non sapevo invece della mantovani, non mi è mai stat simpatica sinceramente però credo sia stupido litigare per quella eredità, mi sembra che cmq tutti abbiano avuto la loro parte, e che parte.... se pensi che solo ai due collaboratori ha lasciato 1 milione di euro cadauno....











carlo rossella gay????? quello è un pezzo di merda, da qualunque parte stia!!!!

cecy ha detto...

notte blog

Anonimo ha detto...

"Non bisogna" il vecchio disse, "piangere per loro".
"Non bisogna piangere?" disse Berta.
"No figliola. Non del sangue che oggi è sparso".
"Non dell'offesa? Non del dolore?"
"Se piangiamo accettiamo. Non bisogna accettare".
"Gli uomini sono uccisi e non bisogna piangere?"
"Certo che no! Che facciamo se piangiamo? Rendiamo inutile ogni cosa che è stata".
[...]
"Ma che dobbiamo fare?"
"Oh!" il vecchio rispose "Dobbiamo imparare".
"Imparare dai morti?"
"Si capisce. Da chi si può imparare se non da loro? Loro soltanto insegnano".
"Imparare che cosa?" chiese Berta. "Cos'e' che insegnano?".
"Quello per cui" il vecchio disse "sono morti".

Elio Vittorini

angie ha detto...

Ciao Fabio.

angie ha detto...

Sempre le parole giuste al posto giusto.

Anonimo ha detto...

Buonanotte a te, Angie, anche ora non ci sei.

Anonimo ha detto...

anche se

Lindylinda ha detto...

... anche se???

STEFY ha detto...

.....anche se ????

Anonimo ha detto...

... anche se?????







(opss per me non vale! allora a estanoce)

astrosio ha detto...

fabio, ti ripeto, prova a riscrivere la storia pensando a un corto: condensa azione e ambientazione in un soggetto di una pagina. poi, eventualmente, la riscrivi pensando a un lungo. fai come ti dico, cribbio!

fabio ha detto...

Va bene, lo facciooo, cribbio!

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