Il lato B

Dopo lo sdoganamento televisivo del VAFFA integrale, ecco arrivare come un gioco del destino anche quello della singola parte, il fattore C, in forma ufficiale, in una delle trasmissioni più troglodite e retrograde della televisione italiana. Ben inteso che il vecchiume di miss Italia non è dovuto al fatto che il c. non sia mai stato mostrato in primi piani, ma perché la manifestazione continua ad essere una fiera delle vanità e delle vacuità.

I tempi cambiano, sembra ieri che il vaffa era considerato, dopo la bestemmia, la più brutta parola ad uso laico. Era inimmaginabile, appena 20 anni fa, che la si potesse ascoltare addirittura in televisione.
Ed ecco quindi la sortita di Guillermo Mariotto della Casa Gattinoni: “vogliamo vedere i culi”. Sì, ma che culi? Esiste uno standard qualitativo dei culi? Perché a seconda di dove sono destinate queste miss, ci dovrebbe essere un culo appropriato. Bonone culone da avanspettacolo televisivo o belle culette da passerella di moda? Culi nervosi o culi morbidosi? E poi, come lo fai a giudicare un culo con il costume che passa tra le chiappe? È falsato. E poi e poi, diciamo la verità, queste miss per arrivare in ‘forma smagliante’ alla scalinata del palcoscenico della finale, si sono sottoposte ad una dieta ferrea. I culetti si sono smagriti e afflosciati e giusto il costume li regge. Insomma, Mariotto ha voluto una cosa impossibile. Se ne parlerà il prossimo anno.
La storia del culo è millenaria, i gusti mutevoli nella storia dell’uomo. Si va dai culoni spropositati delle epoche remote, Venere di Lespugne (Garonna) del 28.000 a.C., tutt’ora graditi ad alcune popolazioni del Centro Africa, ai culi più moderati del periodo greco e romano, sebbene non si desse molta importanza al punto vita. Poi nel M.Evo i culi delle donne spariscono, ma resta inteso che il modello fisso rimane quello classico della Venere Callipige. Il posteriore delle Italiane è stato storicamente sempre apprezzato, Velasquez in Italia nel 1649 si innamorò perdutamente della modella che dipinse come ‘Venere allo specchio’. Negli anni Cinquanta, dopo la fame e la guerra, segno della nuova opulenza le maggiorate dai culi grandi come case, come ricordava Gino Paoli con i 4 amici al bar. Infatti lui si mise con Ornella Vanoni soprannominata in gioventù ‘culo d’oro’. Questi erano i gusti in cui si ritrovava pienamente Fellini. Fortunatamente sono arrivati gli Americani con le pin up dai culetti torniti e dimensionati, e così in Italia ci siamo dati una regolata, portata all’estremo dalla moda alice-secca degli anni Settanta.

Ma quanti tipi di culo ci sono? Secondo uno studio non ben identificato, proveniente dal Brasile, dove i culi si modellano a ritmo di samba, si possono ridurre a 5 tipi fondamentali: disteso e schiacciato, quadrato, a mela, a pera, all’insù.

Nei casi particolari esistono sederi sporgenti come un trumeau ‘700 che ci appoggi una tazzina di caffé con tutto il piattino, sederi che partono da una vita sottilissima e trasformano i fianchi in due mensolette da cucina. In sostanza, con i culi ci si fa arredo.

Infine un consiglio per Mariotto, con tutti i culetti che stanno in giro, come questo che nel web viene considerato il ‘melhor rabo do Mundo’, pensì che veramente una miss Italia possa riuscire ad avere un popò di sì fatta maniera? Però potrebbe avere la faccia come il c. !!