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È facile capire la 'tipologia' dei proprietari, di sicuro non sono operai, e non interessa più di tanto. Basta fare il nome di Lotito, imprenditore e presidente della Lazio, e ci sta. Non è che ci capiti per caso, è uno status che qualcuno si cerca, vuole, agogna.
Tra questi ce n'è uno che ci potrebbe sorprendere, uno che ha fatto della satira di sinistra il baluardo della sua comicità (e della sua ricchezza): Roberto Benigni. Va bene, ognuno dei soldi ci fa quello che vuole, ma non c'è un tantinello di ipocrisia, come cagare sotto la neve? (grazie C.).
Allora capiamo che qualcosa non quadra.
Capiamo perché questa sinistra è andata alla deriva, perché Veltroni e Rutelli non potevano vincere, rappresentando ormai, per quel che resta, solo il generone al quale appartengono, quei radical chic salottieri, nati nella bambagia e cresciuti nelle agiate dimore di famiglia, intellettualoidi e sofisticati. La sinistra operaia ed il popolo dei disperati ha votato a destra, nel Nord ha votato la Lega. Perché dovevano reggere un sistema che non li rappresenta più? Dopo l'omicidio volontario dalla Sinistra bertinottiana, nella quale forse ancora qualcuno si riconosceva, chi leader c'era di credibile, al quale far percepire lo stato comatoso del popolo della base, dei padri e madri di famiglia che non arrivano alla fine del mese? La politica deve partire dal basso per risultare vincente, non dall'alto delle corti muffose, dei presenzialismi di facciata, delle feste glamour nelle ville di 'sinistri' individui, magari con piscina.
È vero che le idee di sinistra sono sempre nate da grandi intellettuali borghesi, è vero, ma erano grandi uomini che pagarono di persona le conseguenze delle loro idee; questi dirigenti, che intellettuali non sono ma credono di esserlo per acquisizione di sinistra, aspirano solo a conservarsi i privilegi della casta, e lo status sociale, che forse molti già sognavano quando ancora avevano il braccio sinistro alzato ed il pugno chiuso.
A noi poveri idealisti di sinistra non ci resta che prendere atto di un fatto, non da poco. Non ha vinto Berlusconi, ha perso Veltroni. Non ha vinto Alemanno, ha perso Rutelli.
Ora l'unico modo che questi perdenti hanno di provare a risollevare un'idea di democrazia e umanità, di uguaglianza e di politiche sociali non paternalistiche, è abdicare. Per lasciare il posto a volti nuovi, non giovani inesperti e burattini nelle loro mani, ma nuovi nuovi, anche vecchi canuti, ma nuovi nuovi nuovi. Solo così si potrà ancora sperare, un vento nuovo, per la prossima contesa; con la speranza che nel frattempo l'attuale presidente del Consiglio si limiti a governare e non ad usurpare un ruolo di proprietario delle ferriere che non gli compete.