domenica, gennaio 11

Il luogo inatteso (4)

(segue dalla 1-2-3 di un post precedente)

Meryame
L’ondeggiare della bianca veste e il suo scivolare sulle dune mi era noto, la figlia dell’oste. Quella presenza inaspettata mi indisponeva, già pensavo alla battuta d’arresto, dopo tre ore di cammino e ad appena un’ora dal primo pozzo, sarei dovuto tornare indietro. L’attesi con le mani sui fianchi, decisamente contrariato: “Anche di corsa …! Ma che diavolo ci fai qua?” “Tu che diavolo ci fai qua?”, certo che alla ragazzina non mancava la parola, anche nell’affanno. “Ok, prendi fiato”, guardai da dove era spuntata, “sei arrivata sola?”. Confermò col capo. “Dunque? Perché sei venuta, devi avvertirmi di qualcosa?”
-Cosa ti ha detto mio padre? - perentoria.
-Prego?
-Cosa ti ha detto mio padre su mia madre?
-E tu hai affrontato il deserto per chiedermi ‘sta cosa? Non facevi prima a dirla a tuo padre?
-No!
-No?
-Noo! Mia madre è morta?
Restai senza parole.
-Lo so, mia madre è morta.
-E se lo sai, perché me lo chiedi?
-Che ti ha detto?
-Non capisco, che doveva dirmi?
-Non ti ha detto come è morta?
-Tu mi chiedi cose… ragazza… perché doveva raccontarmi fatti della vostra famiglia, io ero solo un cliente, uno che passa e se ne va”
Buttò gli occhi a terra, sconsolata, i lunghi capelli neri le coprirono il viso,“che stupida!”
“Parli bene l’Italiano, brava”
“Io sono italiana”, alzò la testa.
“Ah già, tuo padre mi ha detto che tua madre era italiana”. Guardandola meglio, mi accorgevo che lo scuro della sua carnagione era da attribuire in parte all’ambra del sole e in parte ad uno strato di nero fumo forse di qualche focolare notturno (in seguito ne ebbi conferma).
“Era…era?”
“Oh cavolo, mi hai detto che lo sapevi!”
“Maledetto! Maledetto!”, strinse i pugni”
“Ehi, calma, che c’è?”
“Ha ucciso mia madre, è stato lui, lui…”
Pensai, eccomi in una situazione per nulla agevole, gestire i sentimenti devastati di una perfetta estranea. Doveva avere 16, 17 anni e in corpo un rancore covato che ora esplodeva in mia presenza nel mezzo del deserto.
Si accasciò stremata. Mi inchinai e la guardai negli occhi, “Beh?” Le strinsi le spalle
e la risollevai. “Senti, ora dobbiamo ritornare…”
“Se torno lo uccido…”
“Ma… dici sul serio?”, le alzai su il mento, aveva uno sguardo sprezzante, di odio estremo che non avevo visto a nessuno. Gettava fiato come fiamme, non trattenne più, scoppiò a piangere.

continua... (il racconto di Meryame)

4 commenti:

Kaishe ha detto...

Ti controllo...

Ciao Fabio caro... io passo sempre.

Ora però aspetto la parte finale e poi mi stampo questo racconto chè leggere su carta mi piace molto di più...

Lindylinda ha detto...

.. concordo.. anche io preferisco stamparli, i racconti..

Un abbraccio

scriptamanent ha detto...

Sei il solito Migliore.

Baci.

fabio ha detto...

Il Migliore? a patto che tu sia la mia Nilde, quella giovane partigiana...