sabato, giugno 13

politica e televisione privata parte 1 e 2

Molti anni fa, quando Toti giocava con le palline, Renzi era un moccoloso ragazzino logorroico, novello Enrico Luzi, e Berlusconi durante
un suo viaggio a Napoli si sarebbe potuto potenzialmente incrociare con una ragazzina per mano al padre, completamente inconsapevoli che
un giorno quella stessa sarebbe diventata la suocera di quel signore attempato dal sorriso inquietante...
Mike Bongiorno presentava un programma a quiz, ovvio, all'interno del quale c'era un gioco in cui il concorrente
doveva indovinare di chi fosse il volto che si celava dietro un puzzle. Uscì fuori il bel faccione sorridente e occhialuto di Craxi, ancora solo
segretario del PSI, e Mike lo presentò dicendo che quel giovane politico in gamba avrebbe di sicuro fatto cose buone per il futuro e bisognava seguirlo.
Come si sa le cose buone le avrebbe fatte, per lui e gli amici. Già allora i programmi tv di mediaset, allora Fininvest, si prodigavano a produrre
propaganda politica più o meno occulta. Non si sa quanto abbia contribuito, al successo del Partito Socialista e
di Craxi, di sicuro in buona percentuale, perché è un dato di fatto che Craxi divenne Presidente del Consiglio occupando tutti posti di comando.
E Berlusconi in cambio ebbe quello che ebbe.

2a parte
Berlusconi incominciò ad inquinare la politica dall'esordio di Craxi. Molti dicono che Berlusconi non è il problema, in parte è vero almeno oggi, però lui è l'origine del problema. Renzi è un problema, Salvini è un problema ma senza Berlusconi nessuno dei due ci sarebbe stato.  Le nuove creature politiche iniziano a parlare in pubblico in televisione, alcuni acquisiscono popolarità  nel vuoto pneumatico e quando lo share è sufficiente vengono lanciate in politica. Prima dell' era della tv berlusconiana, i politici si facevano conoscere per il loro impegno. Quelli dopo, diventano popolari prima per  l'immagine e per una dialettica fine a se stessa, l'impegno reale può attendere. Nei fatti c'è solo l'accaparramento dei voti.  A Berlusconi  nel futuro immediato non resterà che fare entrare nell'agone politico i volti noti dei suoi dipendenti televisivi, per continuare a curare politicamente gli interessi dell'azienda per conto suo,  sino alla sua scomparsa. Però questo monopolio mediatico e conseguente anomalia politica non si risolverà dopo la dipartita dell' attuale proprietario,  chiunque  lo gestirà in seguito,  avrà una forte influenza sul potere politico in Italia.
Una legge sul conflitto di interesse, mai fatta, non  risolverebbe la questione, una legge antitrust sì, la parcellizzazione delle proprietà, il divieto di essere proprietario di più di una rete a diffusione nazionale e la cancellazione definitiva del privilegio concesso solo a Berlusconi di essere senza concorrenza, grazie alle leggi craxiane.
Solo così la politica potrà rientrare nel suo alveo naturale,  quando ad un politico per essere tale e avere consenso non basterà mettersi una maglietta con una scritta del cazzo e gridare in tv, ma dovrà farsi il culo...

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