sabato, dicembre 19

Metafora del senza se e senza ma

Una volta, da ragazzino, assistei ad una scena che spiazzò, per pochi secondi, le mie già chiare convinzioni di pietà e giustizia. In spiaggia c’era un bambino con un grave ritardo di crescita e mentale; stava seduto sotto l’ombrellone e giocava con un piccolo passerotto ancora inabile al volo. Con la paletta e il secchiello si divertiva a coprirlo di sabbia. L’uccellino, ogni volta che tentava di riemergere, veniva sommerso da altre palettate di sabbia. Pensai che qualcuno della famiglia se ne accorgesse e glielo togliesse dalle mani. Invece la madre che ogni tanto passava per sistemare il figlio e imboccarlo, sembrava avere una totale indifferenza verso le sorti dell’animaletto. Mi chiesi: “È possibile che non lo veda?” I miei dubbi furono svelati. La sorella maggiore venne in soccorso al passerotto, levandoglielo da sotto. Il bambino incominciò a piangere e strillare. Arrivò la madre, le strappò l’uccellino di mano e lo ributtò sulla sabbia. La ragazzina protestò ma la madre le urlò in faccia qualche minaccia e lei ammutolì. Quindi quell’uccellino era una vittima sacrificale per il trastullo del loro figliolo infelice. Ero combattuto tra la compassione per il bambino e la pietà per l’animaletto. Era giusto che un figliolo così sfortunato dovesse essere accontentato in tutto? Mi allontanai per non assistere all'agonia della piccola creatura.

1 commento:

aleph ha detto...

Dubbio assai difficile...assecondare l'handicap o salvare la normalità?