domenica, maggio 20

Dal ‘ Diario di un essere perenne ’



Condizione

“io vivrò per essere dannato eternamente!”

But mine must live still to be plagu’d in hell.

Aveva previsto di sopravvivere a tutti . La sua concezione del tempo era dilatata, si poneva problemi a lunga scadenza e doveva fare i conti con l’invecchiamento della gente. Spesso le sue decisioni erano dettate da queste considerazioni. Quelli che conosceva, i suoi coetanei, crescevano, lavoravano, si sposavano, invecchiavano, morivano. Lui era il primo a sentirsi a disagio. Sembrava di volta in volta il fratello, il figlio, il nipote. Fino alla trentina di anni, quelli che lui dimostrava, gli amici non sentivano alcuna differenza, intorno ai 40 si incominciavano a porre qualche dubbio. Quando la sua diversità si faceva insostenibile, il loro impulso era quello di respingerlo, c’era qualcosa in lui che faceva paura, l’illusione della disponibilità perenne del tempo; non era nel loro codice genetico per cui, piuttosto che rimanere invischiati nelle sue maglie, la migliore difesa era la fuga. Lui, infatti non si muoveva. Sembrava andare alla deriva e lo si poteva giudicare negativamente, come abulico e un po’ vile uomo. “Dopo 600 anni ho deciso di darmi una morte, è da 50 anni che ogni giorno mi dico: oggi si conclude la mia vita. Ma non ci riesco perché ho paura, paura che oltre la morte non ci sia nulla, non so se vale per tutti ma per me, solo per me, sì; se qualcosa mi ha concesso la perenne esistenza qui, vorrà forse dire che di là per me non c’è nulla. Allora mi chiedo se non è comunque meglio questa condizione di morte vivente; felice chi non può decidere, deve morire, lo sa. Avessi avuto almeno un segno, 600 anni, nulla. Miracoli? Visioni? Mai una certezza, né diavoli, né angeli. Io ho visto come nascono i miti, le leggende, i santi. Il tempo fa dimenticare i dubbi che si nascondevano dietro le parole di chi aveva visto, alla fine resiste la diceria, ciò che desideriamo, perché tutto il resto è poco affascinante, poco magico ed il popolo vuole sognare.
Così dovrei porre termine a questa esistenza, l’unico mezzo che permette al mio pensiero di essere essenza?
Ora non crediate che i secoli mi abbiano assicurato maggior saggezza, anzi, sono un pessimo esempio. La possibilità che ho di un tempo illimitato mi fa rimandare tutto al dopo e non porto a termine nulla. Un mortale da questo punto di vista è di gran lunga più saggio di me, infatti proprio la ristrettezza dei tempi accelera il processo di apprendimento. Il mortale compie tutto in una sola vita. Io no, a me non basta una vita…

Sono pigramente privo di interessi, di ambizioni, perché averne?, non odio, non amo, tutto mi è indifferente. Non sento neanche la necessità di trovare una compagna per avere un figlio perché non devo assicurare la continuità della specie, io sono la specie, io sono il padre e sono il figlio, io sono la continuazione di me stesso. Non ho paura, non ho coraggio, sono codardo, sono audace, sono una carta bianca, indistinto, privo di umori e di colori. Me lo chiedo: chi sono? Potrei somigliare ad un albero che sta immobile e che cambia di abito ad ogni stagione; l’albero non pensa, non parla, vegeta per secoli, senza partecipare agli eventi, lascia che il vento lo scuota e che il fulmine lo colpisca. È più saggio un bimbo di sei anni che una quercia di mille anni. Forse è vegetale la mia vera natura, solo apparentemente appartengo al genere umano. C’è una forza più grande di me che mi tiene immobile, come radici grandi e profonde che mi bloccano al terreno. Non faccio nulla perché non ho stimoli, non rincorro la vita perché non mi sfugge. Ma allora a cosa serve la mia vita perenne?
Per me gli anni sono mesi, i mesi settimane, le settimane giorni, i giorni ore, le ore secondi; lascio che il tempo scivoli via, il tempo così prezioso per un mortale io lo butto via. Non ho una meta, non ho ambizioni, non ho scadenze , resto immobile come il pilone di un ponte mentre il fiume gli scivola ai lati”.

3 commenti:

Kaishe ha detto...

Purtroppo non riesco a godermi il racconto prchè una vocetta stridule mi suggerisce la spaventosa idea che l'essere perenne sia il protagonista del post precedente ...
Fabio, ti scongiuro, dimmi che non è vero...

Lindylinda ha detto...

.. in effetti leggendo il post e scrollando la pagina, ci si distrae un attimo con Silviuccio mio!!!!

Fabius.. fai pubblicità subliminale??????

Anonimo ha detto...

Mi sovviene una battuta di Troisi: "Meglio 100 giorni da pecora o uno da Leone?" - " Facimmo 50 da orsacchiotto e non se ne parli più!"